“La befana vien di notte, con le scarpe tutte rotte” e ancora “L’Epifania, tutte le feste porta via”. Sono alcune delle filastrocche più celebri della tradizione italiana, in riferimento al 6 gennaio, giorno dell’Epifania, nonché della Befana. Ma quali sono le origini e le differenze tra le due? Ecco qualche utile risposta tra antichità e folklore
La festa cristiana dell’Epifania e la nascita della Befana
La festa dell’Epifania porta da sempre a corredo la leggenda dell’arrivo della Befana, che con le scarpe tutte rotte, porta, nel cuore della notte, la calza colma di dolci e carbone, a tutti i bambini. Ma quali sono le origini e le correlazioni tra Epifania e mito della “Befana”?
Partendo dall’etimologia del nome, Epifania deriva dal greco epipháneia, che significa ‘festa dell’apparizione’ e, quindi, utilizzato dai greci antichi per riferirsi alla ‘manifestazione (della divinità)’. Sempre di origine precristiane, anche la celebrazione di rituali simili all’Epifania, nei 12 giorni successivi alla nascita del dio Sole, il 25 dicembre (solstizio d’inverno).
Successivamente, Tito Flavio Clemente d’Alessandria, fu il primo secondo il cristianesimo a parlare di Epifania, raccontando delle comunità cristiane d’Alessandria d’Egitto che celebravano il battesimo di Gesù Cristo, quindi Epifania come la “manifestazione del Signore al mondo”, che cade il quindicesimo giorno del mese di Tybi dell’antico calendario alessandrino, pari al nostro 6 gennaio.
L’Epifania nel calendario cristiano e in quello della chiesa d’oriente
Attualmente, l’Epifania è una festività cristiana, che celebra la manifestazione di Gesù come Dio, attraverso l’adorazione dei Magi, che si celebra in tanti Paesi del mondo, 12 giorni dopo il Natale, a chiusura del periodo natalizio (da qui il detto “Tutte le feste porta via”): per le Chiese occidentali tale giorno è il 6 gennaio, ma per le Chiese orientali, che seguono il calendario giuliano, il Natale cade il 7 gennaio e, quindi, l’Epifania il 19.
L’identikit della Befana: origini italiane, provenienza comunità agricole
Discorso molto diverso, invece, per la tradizione dell’anziana signora, dalle origini tipicamente italiane: il suo nome nasce a causa di una corruzione lessicale di Epifania, trasformato in Befania ed è tipica del nostro Paese in quanto molte comunità rurali italiane tra i X e il VI secolo a.C celebravano la fine del ciclo stagionale dell’agricoltura proprio in questo periodo, dove chi aveva ottenuto più raccolto donava qualcosa a chi era stato meno fortunato. Da qui la tradizione del dono. Il cattolicesimo coniuga la tradizione dei doni con quelli donati a Gesù Bambino dai Re Magi.
La scopa, i vestiti vecchi e il significato dei dolci nella calza
Perchè la Befana passa di casa in casa, volando su un manico di scopa? Anticamente, si credeva che nelle 12 notti dopo il solstizio d’inverno, in un periodo dedicato alle celebrazioni per la rinascita della natura, un gruppo di misteriose donne capeggiate dalla dea della caccia, Diana, volassero sui campi per rendere propizi i futuri raccolti.
Ma perché la Befana è anziana e vestita di stracci? E’ il simbolo dell’anno appena concluso, quello della Befana rappresentata anziana e vestita di stracci, per rappresentare, appunto, un anno vissuto, vecchio e finito o ancora, per altri rappresenterebbe la povera natura invernale.
Nel nord Italia la vecchietta prende fuoco
La tradizione folkloristica vedeva nella “Befana” un modo per integrare il reddito dei più poveri, a cui venivano dati piccoli doni in cambio del loro scambio di auguri, casa per casa. Ma non è tutto: vi è un moderno racconto cristiano, che parla dell’incontro tra una vecchina e i Re Magi e del loro tentativo di portare l’anziana signora a conoscere il Bambino Gesù. Inizialmente la donna rifiuta l’invito, per pentirsi poco dopo e da quel momento leggenda vuole che vaghi di casa in casa per portare i dolcetti ai bambini dentro la calza, nel tentativo di espiare la sua colpa.
E’ un’usanza tipicamente italiana, del nord Italia, quella di “bruciare la vecchia”, in riferimento alla Befana ed è legata ad antiche tradizioni agrarie pagane: rappresenta, infatti, il simbolo dell’anno appena trascorso, dalle cui ceneri nascerà quello nuovo, appena arrivato.
Mariangela Da Campo