Lo psichiatra Rami Kaminski ha pubblicato un nuovo libro, intitolato “The gift of not belonging: how outsiders thrive in a world of joiners”, all’interno del quale appare per la prima volta un concetto del tutto nuovo per esprimere una nuova tipologia di carattere: gli otroversi. Tra le pagine del volume, infatti, Kaminski teorizza una categoria di persone che si trova nell’esatta metà tra l’essere introversa ed estroversa.
Lifestyle: né introversi né estroversi, ma una via di mezzo. L’origine della parola otroverso
Tornando sempre a ciò che ha teorizzato lo psichiatra Kaminski, tutto ha origine dalla parola “Otrovert”, che significa, appunto, otroverso, in italiano. Si tratta di un neologismo coniato dallo stesso Kaminski per indicare chi non guarda né dentro a se stesso, come accade a chi è introverso, né fuori da se stesso, come l’estroverso, ma piuttosto in un’altra direzione – infatti otro in spagnolo significa altro – rispetto al resto del mondo.
Lifestyle: né introversi né estroversi, ma una via di mezzo. Le preferenze degli otroversi
Nell’agosto del 2025, l’esperto Kaminski, che ha affermato di appartenere in primis alla categoria di otroversi, è stato intervistato dal The Guardian, in cui li ha descritti come persone che preferiscono cenare con un solo amico piuttosto che con un gruppo di amici, che nel lavoro preferiscono svolgere incarichi singolarmente piuttosto che in team, che odiano i “rituali di vita comunitaria” come le feste di laurea o in ufficio. “Sono solisti incapaci di suonare in un’orchestra”, spiega al Guardian.
Lifestyle: né introversi né estroversi, ma una via di mezzo. Gli otroversi non amano il gruppo
Le persone otroverse non amano la vita in gruppo o il concetto stesso di gruppo: “Quando devono partecipare a grandi raduni, sono la figura che se ne sta in disparte, immersa in una conversazione con un’altra persona, piuttosto che “lavorare in sala”. Preferiscono svolgere i compiti di lavoro individualmente piuttosto che in gruppo, detestano praticare sport di squadra”.
“La nostra cultura dà grande valore al ritrovarsi con gli altri: pensiamo che essere parte di un gruppo sia un prerequisito per vivere una vita ricca e appagante” spiega lo psichiatra, che sottolinea al contempo che stigmatizzare la solitudine come situazione da evitare a prescindere sia un concetto profondamente sbagliato.
Lifestyle: né introversi né estroversi, ma una via di mezzo. In cosa differiscono gli otroversi
“Gli otroversi differiscono dagli introversi in diversi modi fondamentali: mentre gli introversi tendono a essere silenziosi e riservati, gli otroversi – illustra lo psichiatra al Guardian – possono essere piuttosto socievoli ed estroversi. Un introverso non sarebbe in genere la prima persona a parlare in modo assertivo durante una riunione di lavoro. Ma gli otroversi non hanno problemi ad alzarsi in piedi e ad esprimere con sicurezza il proprio punto di vista. A differenza degli introversi, la maggior parte dei quali si sentirebbe completamente svuotata dopo ore trascorse in un angolo tranquillo di un pub a parlare con il proprio amico più caro, gli otroversi tendono a trarre energia da questo tipo di conversazioni profonde. Gli otroversi amano la solitudine proprio come gli introversi, ma non per il bisogno di staccare o ricaricarsi; piuttosto, per evitare la solitudine e la disconnessione che provano quando sono circondati da altri”, si legge.