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Il derby della Capitale, uno degli appuntamenti calcistici più sentiti d’Italia, è stato nuovamente segnato da gravi episodi di violenza. Gli scontri avvenuti prima della partita tra Lazio e Roma, disputata domenica sera allo stadio Olimpico, hanno avuto conseguenze immediate e concrete. Il Viminale ha disposto il divieto di trasferta per entrambe le tifoserie per le prossime tre gare in calendario. Inoltre, a partire dalla prossima stagione, le partite considerate ad alto rischio per l’ordine pubblico non si giocheranno più in orario serale.

Prese forti decisioni

Le decisioni sono arrivate a seguito di una domenica di tensioni culminate con il ferimento di ventiquattro agenti delle forze dell’ordine, un bilancio pesante che ha richiesto un intervento rapido e deciso da parte delle autorità. Il ministero dell’Interno, già nelle ore successive ai disordini, aveva annunciato l’intenzione di adottare tutte le misure necessarie per garantire la sicurezza del personale in divisa e dei cittadini. Nell’attesa di possibili modifiche legislative al decreto sicurezza in discussione alla Camera, sono state quindi adottate misure immediate, rese note anche alla FIGC. Nel frattempo, il bilancio degli arresti legati agli scontri è salito a sette. Ai fermi iniziali si sono aggiunti altri sei provvedimenti eseguiti dalla polizia: tre nei confronti di ultras della Lazio e tre della Roma. Gli arrestati, tutti già noti alle forze dell’ordine, sono ritenuti affiliati a gruppi ultras notoriamente coinvolti in episodi di violenza, come “Roma Violenta”, “Quadraro”, “Insurrezione” e “Ultras Lazio”. Uno degli individui risulta già sottoposto a Daspo, mentre un altro è affiliato a un gruppo di estrema destra. Per tutti sono già state avviate nuove misure di interdizione alla partecipazione a eventi sportivi.

Gli scontri tra i tifosi

Gli scontri si sono scatenati intorno alle 17.30, circa tre ore prima dell’inizio del match. Due i fronti principali del conflitto. Da una parte, un gruppo di circa 500 ultras romanisti ha tentato di raggiungere Ponte Milvio, dove erano presenti numerosi sostenitori della Lazio. Bloccati dallo schieramento delle forze dell’ordine, gli aggressori hanno dato il via a un fitto lancio di oggetti contundenti. Contemporaneamente, circa 1.000 tifosi laziali, in marcia verso lo stadio, hanno fatto dietrofront tentando il contatto con i rivali. Solo il tempestivo intervento della polizia, con l’impiego di lacrimogeni, idranti e cariche di alleggerimento, ha evitato il peggio. Il lavoro della Digos è in pieno svolgimento. Le indagini si concentrano ora sull’identificazione di altri responsabili, tra cui anche alcuni tifosi stranieri presenti tra i gruppi più violenti. Le immagini acquisite e le testimonianze raccolte sono al vaglio degli investigatori.

Condannati gli atti di violenza

A fronte dell’ondata di violenza, non sono mancate le reazioni del mondo sportivo e istituzionale. Dalla dirigenza della Lazio è arrivata una netta condanna dei fatti, accompagnata dalla richiesta di distinguere tra il tifo sportivo e le azioni di chi utilizza lo sport come pretesto per delinquere. Un’esortazione a non confondere la passione per la squadra con l’appartenenza a circuiti violenti e organizzati, che nulla hanno a che vedere con l’autentica cultura sportiva. Quello che doveva essere un giorno di festa si è trasformato in un’altra pagina nera per il calcio italiano, ancora una volta costretto a confrontarsi con la piaga della violenza organizzata e a riflettere sulla necessità di interventi strutturali per restituire sicurezza e dignità agli stadi.