Entro la fine di marzo 2023 le agenzie federali americane dovranno aver cancellato l’applicazione TikTok da tutti i dispositivi elettronici del governo. A chiederlo è la Casa Bianca, che, tramite l’Office of Management and Budget, ha spiegato come la decisione sia un “passo cruciale per affrontare i rischi presentati dall’applicazione ai dati sensibili governativi. La definizione della tempistica rientra nell’impegno preso dall’amministrazione Biden al fine di proteggere la sicurezza e la privacy degli americani”.
Ma gli Stati Uniti non sono il solo Paese ad interrogarsi sui possibili rischi legati all’utilizzo di TikTok da parte di dipendenti pubblici e personalità politiche.
Il 23 febbraio 2023 infatti la Commissione europea ha chiesto ai suoi dipendenti di disinstallare sia dai dispositivi aziendali che da quelli personali l’applicazione sviluppata da ByteDance, società cinese attiva nel settore informatico con sede a Pechino e fondata da Zhang Yiming nel 2012. Si tratta, anche in questo caso, di una scelta determinata dalla volontà di proteggere la sicurezza e le informazioni dell’Unione.
Alla comunicazione della Commissione europea ha fatto seguito, a stretto giro, quella del ministro della Pubblica amministrazione italiano Paolo Zangrillo, il quale ha sottolineato che già da diversi giorni il tema del divieto di utilizzo di TikTok per i dipendenti pubblici è ‘sul tavolo del governo’.
Il ministro, di concerto con il Copasir e con le altre figure istituzionali, valuterà quindi gli effettivi rischi per la sicurezza nazionale collegati all’utilizzo dell’applicazione e deciderà come procedere: se adottare la linea della Commissione europea oppure scegliere una strada diversa.
Ci sono anche voci discordanti, da quelle dei dipendenti pubblici che sull’app fanno sapere che sarebbero molto tristi di dover abbandonare la community creata negli anni, fino a quelle istituzionali, come quella di Matteo Salvini, leader della Lega e ministro delle Infrastrutture del Governo Meloni, il quale su Twitter scrive: “Bloccare TikTok? È un interrogativo che coinvolge sicurezza e democrazia. Io sono perplesso e sono contrario a ogni tipo di censura, in una società liberale prima di arrivare a “blocchi” radicali bisogna riflettere bene. Voi che ne pensate?”.
Nella discussione non poteva mancare di certo la risposta della stessa TikTok, che ha spiegato attraverso la voce di Giacomo Lev Mannheimer, responsabile delle relazioni istituzionali di TikTok per l’Europa del Sud, che, pur essendo proprietà di una holding cinese, TikTok non è in Cina, ma in tutto il mondo. Sempre secondo le parole di Lev Mannheimer, intervistato da “La Repubblica” il 24 febbraio 2023, dati europei vengono conservati in America, a Singapore, in Irlanda e, entro la fine dell’anno, anche in Europa.
Ma quindi TikTok rispetta o no la privacy dei cittadini europei? E chi può avere accesso ai nostri dati?
Giacomo Lev Mannheimer ha spiegato che solo un limitato gruppo di dipendenti dell’applicazione di intrattenimento ha la possibilità di avere accesso ai dati degli utenti europei, ma in un’intervista a “The Guardian”, la responsabile della privacy di TikTok in Europa, Elaine Fox, ha affermato che con l’entrata in vigore della nuova policy per la privacy degli utenti “alcuni dipendenti di TikTok situati in Brasile, Canada, Cina, Israele, Giappone, Malesia, Filippine, Singapore, Corea del Sud e Stati Uniti hanno la possibilità di accedere ai dati degli utenti europei, pur rispettando le norme dettate dal Gdpr”.
Cosa ne pensate, si tratta di una scelta improntata alla geopolitica o dettata da reali rischi per la sicurezza nazionale?

