Per crimine di guerra si intende una violazione delle leggi e dei trattati internazionali relativi al diritto bellico da parte di una o più persone, sia militari che civili, e punibili esclusivamente dalla Corte Penale Internazionale, istituita a l’Aia ed entrata in funzione nel 2002.
Ogni violazione delle leggi belliche costituisce un crimine di guerra.
Per leggi belliche si intendono quelle norme di comportamento inserite nelle Convenzioni di Ginevra e nel Diritto Internazionale Umanitario, che prevedono ad esempio:
- il divieto di offensiva nei confronti di chi esibisce una bandiera bianca, che simboleggia la resa e il cessate il fuoco
- il divieto di utilizzo in maniera truffaldina del drappo bianco appena citato
- il divieto di prendere di mira veicoli e persone che espongono il simbolo della Croce Rossa o della Mezzaluna Rossa Internazionale
- il divieto di arruolare come soldati giovani di età inferiore ai 15 anni
- il divieto di torturare e uccidere i prigionieri di guerra
- l’obbligo di istituzione di corridoi umanitari sicuri per permettere l’evacuazione dei civili
- l’obbligo di accoglienza dei rifugiati che scappano dalla guerra
Le Convenzioni di Ginevra sottoscritte prima della seconda guerra mondiale erano 6, queste sono state sostituite nel 1949 da 4 convenzioni, firmate da ben 61 Stati sovrani. In seguito alla conclusione del periodo coloniale e a causa dell’aumento dei conflitti non simmetrici, 2 Protocolli Aggiuntivi sono andati ad integrare quanto stabilito fino ad allora.
Il corpo di Forze Armate tedesche della seconda guerra mondiale (La Wehrmacht), le SS, così come gli eserciti di Italia e Giappone, si sono macchiati nello stesso periodo di violenti crimini di guerra. Mentre i capi di stato finora processati all’Aia per questi crimini o accusati di averne compiuti sono l’ammiraglio tedesco Karl Dönitz, il generale giapponese Hideki Tōjō, il politico della Liberia Charles Taylor, il dittatore iraqueno Saddam Hussein e il politico serbo Slobodan Milošević.

