⏱️ 3 ' di lettura

Big tech come Google e Microsoft sono tra i maggiori consumatori di energia a livello globale, a causa del crescente utilizzo dei loro servizi: motori di ricerca, cloud, computing e data center, che richiedono grandi quantità di elettricità. Per tale ragione si stanno attivando con possibili soluzioni per fronteggiare i consumi e le emissioni, anche perchè l’esperto del settore Michael Thomas ha condotto un’analisi basata sui dati della U.S Energy Information Administration (EIA) e sui rapporti ambientali delle due aziende ed è emerso che se stilasse una classifica globale sul consumo di elettricità, includendo anche le big tech oltre agli Stati, Google e Microsoft si posizionerebbero sopra a più di cento Paesi. Più della Tunisia o della Giordania, poco meno di Slovacchia o Ecuador. 

Google e Microsoft, consumo record di elettricità

Nel 2023, hanno dichiarato entrambe le aziende, hanno consumato, rispettivamente, 24 e 25 TWh. Per capire al meglio questi dati, si può fare riferimento a un altro ordine di grandezza, riguarda la Nigeria, che conta 220 milioni di abitanti: nello stesso anno ha consumato 32TWh per soddisfare il fabbisogno energetico di più di 60 milioni di cittadini, mentre l’Italia, che conta oltre 60 milioni di cittadini ne ha consumati circa 300. 

Secondo l’Agenzia internazionale per l’energia i dati center sparsi in tutto il mondo e sottoposti ad enormi calcoli per spiegare questi livelli, consumano circa 460 TWh (nel 2022), numero destinato a salire a 1000 entro il 2026. Tutti sforzi anche per lo sviluppo costante adottato in questi anni per il progresso dell’intelligenza artificiale generativa, che si sa essere fortemente energivora. 

Consumi record causati dall’AI, parola di Google e Microsoft

A tal proposito, nonostante l’impegno delle due big tech per ridurre i propri consumi entro il 2023, sono proprio le stesse a imputare gli importanti incrementi degli ultimi anni allo sviluppo dell’intelligenza artificiale: rispetto al 2019 le emissioni di Co2 di Google sono aumentate del 48% e dal 2020 quelle di Microsoft hanno registrato un +30%.  

L’Environmental Report 2024 di Google, infatti, ha registrato, anche a causa dello sviluppo dell’Intelligenza Artificiale, un aumento di emissioni di gas serra del 48% dal 2019 al 2023, si pensi infatti che solo nel 2023 l’azienda ha emesso 14,3 milioni di tonnellate di CO2. Ciò accade in quanto i data center richiedono un grande afflusso di energia elettrica per elaborare le elevatissime quantità di dati che richiedono OpenAi con ChatGpt-4, Anthropic con Claude 3.5 e Google con Gemini, ad esempio. Non sempre tale energia proviene da fonti rinnovabili o sostenibili e questo comporta la generazione di Co2, ma anche diossido di carbonio per la produzione e il trasporto delle apparecchiature necessarie.

Consumi record di elettricità, le soluzioni di Google e Microsoft

Elon Musk ha affermato che entro il 2025 non sarà presente abbastanza energia per sostenere la crescita dell’intelligenza artificiale, che in questo momento storico è colonna portante di enormi profitti per le due big tech, ma non solo. Tuttavia, è importante trovare soluzioni alternative in quanto l’AI non si ‘ciba’ solo di elettricità, ma anche di enormi quantità di acqua dolce, utilizzata per raffreddare i data center. 

Microsoft, ad esempio, per fronteggiare questi consumi record, ha stretto accordi con Helion, società americana specializzata in fusione nucleare, accettando di acquistare elettricità dalla prima centrale elettrica a fusione di Helion, la cui implementazione è prevista per il 2028, che avrà “come obiettivo la produzione di energia di 50 MW o superiore dopo un periodo di accelerazione di 1 anno”, si legge nel comunicato ufficiale di Helion Energy.

Stessa strada intrapresa anche da Sam Altman e OpenAI, mentre Google si sta dedicando all’energia geotermica e ha già firmato un primo accordo con la startup di energia pulita Fervo, per sviluppare un progetto di energia geotermica in Nevada che ora fornisce energia priva di emissioni di carbonio alla rete elettrica. Ciò rappresenta un primo passo significativo verso l’obiettivo di Google di far funzionare i data center e i campus con energia senza emissioni di carbonio (Cfe).