Legambiente ha recentemente pubblicato il report “Mal’Aria di città”, che analizza i dati sull’inquinamento atmosferico nei capoluoghi di provincia italiani. Nel 2024, infatti, su 98 città monitorate, si evidenzia che ben 25 hanno superato i limiti di legge per le polveri sottili (PM10), fissati a 35 giorni all’anno con una media giornaliera superiore ai 50 microgrammi per metro cubo. Un vero proprio allarme di emergenza smog.
Emergenza smog, il report Mal’Aria 2024
In cima alla classifica del report Mal’Aria 2024 di Legambiente si trovano Frosinone (stazione di Frosinone Scalo) e Milano (centralina di via Marche), entrambe con 68 giorni di sforamento. A Milano, anche altre centraline hanno registrato superamenti: Senato (53 giorni), Pascal Città Studi (47) e Verziere (44). Seguono Verona (Borgo Milano) al terzo posto con 66 giorni e Vicenza (San Felice) al quarto posto con 64. Anche Padova e Venezia presentano dati preoccupanti, con diverse centraline oltre i limiti consentiti: a Padova la centralina Arcella ha registrato 61 sforamenti e Mandria 52, mentre a Venezia via Beccaria ha toccato quota 61. Nel capoluogo veneto – fa sapere Legambiente – altre quattro centraline hanno superato i limiti: via Tagliamento con 54 giorni, Parco Bissuola con 42, Rio Novo con 40 e Sacca Fisola con 36. Inoltre, si è registrata aria sporca anche nelle città di Cremona, Napoli, Rovigo, Brescia, Torino, Monza, Modena, Mantova, Lodi, Pavia, Catania, Bergamo, Piacenza, Rimini, Terni, Ferrara, Asti e Ravenna.
Emergenza smog, per Legambiente situazione in peggioramento con nuova direttiva Ue
Questi risultati indicano un problema diffuso e strutturale in molte aree urbane italiane. Sebbene nessuna città superi attualmente i limiti annuali previsti dalla normativa vigente per PM10 e NO2, la situazione potrebbe peggiorare con l’entrata in vigore della nuova Direttiva europea sulla qualità dell’aria, prevista per il 1° gennaio 2030, come illustra Legambiente. Secondo le nuove soglie, infatti, solo 28 città su 98 rispetterebbero il limite di 20 µg/m³ per il PM10, lasciando 70 città fuori legge.
Tra le città che dovrebbero impegnarsi ulteriormente nella riduzione delle concentrazioni attuali tra il 28% e il 39%, il report segnala: Verona, Cremona, Padova e Catania, Milano, Vicenza, Rovigo e Palermo. Il quadro non migliora con il biossido di azoto (NO2): oggi, il 45% dei capoluoghi (44 città su 98) non rispetta i nuovi valori di 20 µg/m³. Le situazioni più critiche si registrano a Napoli, Palermo, Milano e Como, dove è necessaria una riduzione compresa tra il 40% e il 50%, continua.
Emergenza smog, le parole del direttore generale di Legambiente
“Con soli cinque anni davanti a noi per adeguarci ai nuovi limiti europei al 2030, dobbiamo accelerare drasticamente il passo – dichiara Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente – È una corsa contro il tempo che deve partire dalle città ma richiede il coinvolgimento di regioni e governo. Servono azioni strutturali non più rimandabili: dalla mobilità, con un trasporto pubblico locale efficiente e che punti drasticamente sull’elettrico e più spazio per pedoni e ciclisti, alla riqualificazione energetica degli edifici, fino alla riduzione delle emissioni del settore agricolo e zootecnico, particolarmente critico nel bacino padano. Le misure da adottare sono chiare e le tecnologie pronte: quello che manca è il coraggio di fare scelte incisive per la salute dei cittadini e la vivibilità delle nostre città”.
Emergenza smog, come uscirne
E’ necessario creare politiche strutturali che incidano in tutti i settori corresponsabili dell’inquinamento per uscire dall’emergenza smog, secondo Legambiente, che ha stilato, all’interno del report, le priorità su cui focalizzarsi: “Ripensare la mobilità urbana, mettendo le persone al centro: da un lato potenziare con forza il trasporto pubblico che deve essere convertito con soli mezzi elettrici entro il 2030, dall’altro avviare uno stop progressivo ma anche incisivo ai veicoli più inquinanti nei centri urbani, creando una rete diffusa di aree pedonali e percorsi ciclopedonali […]; accelerare la riconversione degli impianti di riscaldamento, mappando quelli esistenti e programmando l’abbandono progressivo delle caldaie a gasolio, carbone e metano in favore di sistemi come le pompe di calore a gas refrigeranti naturali; intervenire sul settore agrozootecnico e integrare le politiche sul clima, energia e qualità dell’aria, considerando anche il ruolo del metano nella formazione dell’ozono troposferico”.