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Cagliari, la Sardegna, l’Italia calcistica piangono per la morte di Gigi Riva. L’ex attaccante del Cagliari scudettato del 1970 è stato anche capo della delegazione azzurra, Rombo di Tuono – così era stato soprannominato da Gianni Brera – è stato ricoverato alle 3 del mattino lunedì 22 gennaio all’ospedale San Michele, nella città che lo ha adottato nel ’63 e lo ha amato, ricambiato, come uno di famiglia. Varesino di Leggiuno, sarebbe diventato sardo d’adozione.

Ed è in Sardegna che ha deciso di andarsene, colpito da una crisi cardiaca che avrebbe necessitato un’angioplastica. “La coronarografia delle 10.30 ha subito evidenziato una gravissima malattia. «Bisogna fare un’angioplastica», gli ha detto Marco Corda, il direttore del reparto di cardiologia. Ma lui aveva paura. E poi dei sardi aveva preso la testardaggine. “Ci voglio pensare, ne devo parlare con i miei cari”, avrebbe detto ai medici che l’avevano soccorso dopo un primo malore. Ma non è ha avuto tempo e se n’è andato veloce come un lampo, lasciando un vuoto grande e assordate come il rumore del tuono.

Addio a Gigi Riva, il ricordo del giornalista Filippo Migheli

Filippo Migheli, ex giornalista dell’Unione Sarda e per 3 anni a capo della Comunicazione del Brescia Calcio guidato da Massimo Cellino, lo ricorda così:

“Gigi Riva per i sardi ha rappresentato un’icona, un giocatore e personaggio unico nel panorama isolano. Se per il resto della Penisola, ovviamente, era il bomber della Nazionale campione d’Europa, il centravanti più forte del calcio italiano, per la Sardegna è stato soprattutto colui che ha portato la Regione alla vittoria dello Scudetto. Un qualcosa di impensabile se si pensa ad oggi, lui col Cagliari c’è riuscito. Non solo: ha scelto la Sardegna come terra in cui vivere e, nella sua lunga carriera, non l’ha mai abbandonata nonostante le offerte di Juventus, Inter e Milan che gli avrebbero garantito più vittorie, soldi e blasone.

Filippo Migheli

La Sardegna per lui non è stata solo una parentesi della carriera, una scelta fatta per convenienza calcistica, ma una vera e propria scelta di vita. Si è innamorato dei sardi e i sardi di lui. Nel tempo ha ricoperto varie cariche come dirigente Azzurro ed in giro per il mondo, avrebbe potuto stare ovunque, ma è sempre rientrato a casa. La sua umiltà, genuinità, serietà, fermezza e riservatezza lo hanno reso un sardo a tutti gli effetti e rispettato in ogni angolo dell’Isola, anche dalle squadre isolane rivali come ad esempio la Torres con cui non scorre certo buon sangue. Ma Riva è andato oltre, aldilà del campo, delle vittorie o riconoscimenti, come solo le leggende sanno fare”.