La peste suina in Lombardia rischia di assumere connotati difficili da governare e nel tentativo di evitare che l’epidemia diventi fuori controllo, la commissione Agricoltura del consiglio regionale lombardo si riunisce a Palazzo Pirelli per coordinare gli sforzi.
Peste suina, l’incontro a Palazzo Lombardia per contenere i contagi
L’incontro a Palazzo Lombardia di giovedì 14 settembre va proprio in questa direzione: approfondire gli effetti della peste suina sul comparto agricolo lombardo e cercare di stilare un protocollo ancor più coordinato di interventi per governare un problema che rischia di sfuggire di mano. Sono infatti già migliaia gli animali che sono stati abbattuti perché colpiti da un virus che si propaga ormai da mesi a macchia d’olio, con le situazioni più difficili nel Pavese.
I focolai di peste suina nel Pavese
Otto i focolai di peste suina africana che da inizio del 2022 è andata sviluppandosi con un crescendo di casi che sta mettendo in ginocchio l’intero comparto degli insaccati e numerose aziende agricole del Pavese. Pur non essendoci pericolo per l’uomo, la malattia è altamente trasmissibile tra gli animali, con percentuali molto elevate anche in termini di letalità.
Regione Lombardia, con i carabinieri della Forestale e le autorità sanitarie, ha predisposto da tempo le linee guida per cercare di contenere i contagi, confermando misure atte a salvaguardare la produzione alimentare che nel Pavese offre prodotti di altissimo pregio qualitativo, come ad esempio il salame di Varzi.
I prodotti di pregio e i pericoli per l’economia
L’allevamento dei suini in Lombardia conta la metà degli esemplari allevati in Italia e rappresenta il principale fornitore per le filiere dei salumi più apprezzati al mondo. La preoccupazione sull’eventuale propagazione della peste suina anche in altri territori fa già temere al “disastro”, come ha spiegato Coldiretti Brescia, parlando dell’ipotesi di una possibile diffusione del virus anche nella provincia orientale dell’Alta Lombardia. Il tutto in un contesto in cui prendono piede anche le proteste degli animalisti per le modalità di abbattimento dei capi infetti, chiamando in causa la crudeltà delle procedure di abbattimento dei capi e gli eventuali problemi sanitari connessi.

