Roberto Mancini è uno dei volti più noti del calcio italiano, sia come calciatore che come allenatore. La sua carriera è un viaggio che attraversa decenni di successi, trasformandosi da giovane talento a uno degli allenatori più rispettati a livello internazionale. Oggi, Mancini è soprattutto ricordato per aver guidato la Nazionale Italiana di Calcio alla vittoria dell’Europeo 2020, un trionfo che ha segnato la rinascita della squadra azzurra dopo anni di difficoltà. Ma il suo percorso è ben più ampio e ricco di sfaccettature, che vanno oltre la medaglia d’oro europea.
Gli inizi da calciatore
Nato il 27 novembre 1964 a Jesi, nelle Marche, Roberto Mancini ha mostrato fin da giovane una spiccata attitudine per il calcio. La sua carriera calcistica inizia nelle giovanili della Sampdoria, uno dei club più storici e amati della Serie A, dove debutta in prima squadra all’età di 16 anni. La Sampdoria diventa il suo trampolino di lancio verso una carriera straordinaria. Mancini è un attaccante dal talento sopraffino, dotato di un sinistro potente e preciso, una visione di gioco fuori dal comune e un grande fiuto per il gol. Con la Sampdoria, diventa una leggenda, contribuendo in modo fondamentale alla storica vittoria del campionato di Serie A nel 1991, il primo della storia del club. La sua capacità di segnare, ma anche di creare gioco, lo fa emergere come uno dei migliori attaccanti italiani dell’epoca.
Nel 1997, dopo aver vinto diversi titoli con la Sampdoria, Mancini si trasferisce all’Inter, dove continua a consolidare la sua carriera e la sua fama. Durante il suo periodo all’Inter, Mancini non ottiene gli stessi successi in termini di titoli, ma il suo impatto sulla squadra è significativo. Oltre alla carriera nei club, Mancini è anche un protagonista della Nazionale Italiana, con cui gioca per molti anni. Sebbene la sua carriera internazionale non abbia visto vittorie mondiali o europee, Mancini è stato comunque un punto di riferimento importante per la squadra azzurra, accumulando 36 presenze e 4 gol con l’Italia, partecipando anche ai Mondiali del 1990.
La transizione da calciatore ad allenatore
Dopo il ritiro dal calcio giocato, Roberto Mancini intraprende la carriera da allenatore, iniziando a guidare la Fiorentina nel 2000. Il suo passaggio da calciatore a tecnico è caratterizzato da un forte desiderio di far emergere i giovani talenti e di proporre un gioco offensivo e spettacolare, caratteristiche che lo contraddistinguono anche come allenatore. Il vero grande successo arriva con la Lazio, dove si fa notare per la sua capacità di costruire una squadra competitiva e ben organizzata. Ma è con l’Inter che Mancini raggiunge le vette più alte. Dal 2004 al 2008, Mancini guida l’Inter con grande successo, vincendo due campionati di Serie A e stabilendo una solida base per i successivi trionfi del club, che verranno con l’arrivo di José Mourinho. Nonostante il suo successo con l’Inter, Mancini lascia la squadra nel 2008, ma il suo cammino prosegue in altri club importanti. Dopo un periodo di allenamento in Inghilterra con il Manchester City (dove vince un’indimenticabile Premier League nel 2012), e in Turchia con il Galatasaray, Mancini torna alla guida della Nazionale Italiana nel maggio 2018.
L’Italia di Mancini: la rivincita degli Azzurri
Il trionfo agli Europei del 2020 è il culmine di questo processo. Dopo un torneo impeccabile, che ha visto l’Italia eliminare squadre del calibro di Belgio e Spagna, la Nazionale azzurra di Mancini trionfa nella finale contro l’Inghilterra, al termine di una partita drammatica che si è decisa ai calci di rigore. Questo successo rappresenta un riscatto per l’Italia, che torna a vincere un grande torneo internazionale dopo 53 anni.
Roberto Mancini è una figura centrale nella storia recente del calcio italiano. Da calciatore, ha scritto pagine indimenticabili con la Sampdoria e l’Inter; da allenatore, ha saputo risollevare una Nazionale che sembrava perduta, regalando agli italiani il trionfo che tanto desideravano. La sua carriera, che ha attraversato diverse fasi, è il racconto di un uomo che ha saputo reinventarsi e adattarsi, portando sempre con sé una passione incrollabile per il calcio e un amore infinito per la sua Italia.