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La stagione 2024/2025 segna un altro importante capitolo nel panorama del calcio femminile italiano, con il movimento che continua a crescere, sia sul piano tecnico che su quello economico. Dopo l’introduzione dello status di professioniste nel 2022, le calciatrici della Serie A stanno vedendo un miglioramento nei loro ingaggi, ma il divario con i colleghi uomini e con le calciatrici dei campionati più evoluti a livello internazionale rimane ancora significativo.

Gli stipendi minimi nella Serie A femminile

La stagione 2024/2025 non ha visto particolari cambiamenti nelle tabelle degli stipendi minimi fissati dalla Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC) per le calciatrici professioniste. Secondo il regolamento attuale, gli stipendi minimi variano in base all’età e all’esperienza, e sono distribuiti come segue:

  • Calciatrici di 24 anni e oltre (classe 1998 e precedenti): stipendio minimo di 26.664 euro lordi (circa 19.750 euro netti annui)
  • Calciatrici di 19-23 anni (classe 1999-2003): stipendio minimo di 20.263 euro lordi (circa 16.155 euro netti).
  • Calciatrici di 16-18 anni (classe 2003-2006): stipendio minimo di 14.397 euro lordi (circa 11.405 euro netti.

Questi minimi salariali sono il frutto di un accordo che ha garantito maggiore dignità e sicurezza economica alle calciatrici professioniste italiane, ma è evidente che, nonostante il miglioramento, ci sono ancora ampie disparità rispetto ad altri paesi dove il calcio femminile è maggiormente sviluppato.

Le calciatrici più pagate in Serie A

Nel contesto attuale, alcuni club della Serie A femminile hanno visto crescere notevolmente i propri investimenti per attrarre talenti di livello internazionale. La competitività del campionato italiano è aumentata, e con essa gli stipendi delle calciatrici più star, che, pur restando inferiori rispetto alle cifre degli uomini, iniziano a raggiungere somme significative.

Secondo i dati aggiornati alla stagione 2024/2025, le calciatrici più pagate in Serie A sono:

  • Valentina Giacinti (Roma) – 225.000 euro
  • Cristiana Girelli (Juventus) – 225.000 euro
  • Manuela Giugliano (Roma) – 160.000 euro
  • Barbara Bonansea (Juventus) – 150.000 euro
  • Lisa Boattin (Juventus) – 110.000 euro

Questo elenco dimostra che alcune delle giocatrici di maggior talento e con esperienza internazionale riescono a ottenere stipendi decisamente più alti rispetto alla media, ma è importante sottolineare che si tratta di una fascia ristretta. La maggior parte delle calciatrici in Serie A guadagna cifre significativamente più basse, specialmente quelle che militano in club con budget meno consistenti o in categorie inferiori.

La disparità con i top campionati esteri

Anche se gli stipendi in Serie A sono aumentati, l’Italia è ancora distante dai campionati femminili più avanzati, come la NWSL negli Stati Uniti o la Damallsvenskan in Svezia. In questi paesi, le calciatrici di punta possono arrivare a guadagnare fino a 500.000 euro o più, con alcune star che superano addirittura il milione di euro annui. In confronto, la Serie A italiana è ancora lontana da queste cifre, ma l’aumento degli investimenti da parte dei club e la maggiore visibilità del calcio femminile potrebbero portare a una continua evoluzione in futuro.

Sfide future

Il calcio femminile in Italia ha fatto passi da gigante, ma per raggiungere una parità salariale reale con il calcio maschile e con i campionati esteri più avanzati, ci sarà ancora bisogno di tempo. A livello di club, alcuni stanno già investendo notevolmente nelle proprie giocatrici, ma è necessaria una visione più ampia e un impegno concreto da parte delle istituzioni, degli sponsor e dei media per sostenere la crescita del movimento. La stagione 2024/2025 rappresenta un momento di consolidamento per le calciatrici della Serie A, con stipendi più alti rispetto al passato e una crescente attenzione da parte del pubblico. Tuttavia, affinché il calcio femminile raggiunga la piena sostenibilità economica e una vera parità con il settore maschile, è ancora necessario proseguire su questa strada, con investimenti più consistenti e una maggiore valorizzazione delle atlete.