inter scudetto
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Non mentiva, Massimiliano Allegri, quando alla vigilia spiegava che Inter-Juventus non sarebbe stata decisiva. E anche ora, con i nerazzurri volati a +4 e con una partita con l’Atalanta ancora da recuperare, il concetto resta valido, almeno per l’aritmetica. Perché a inizio febbraio non si può considerare in ghiacciaia uno scudetto, con 15 partite ancora da giocare e gli impegni di coppa che inevitabilmente rimoduleranno sforzi, energie e probabilmente gestione di infermerie da qui al triplice fischio sulla stagione.

L’Inter vince 1-0 con la Juve, Allegri potenzialmente a -7

Non mentiva, Allegri, pragmatico com’è nel sapere che ci sono 45 punti a disposizione e anche un virtuale distacco di 7 punti (in ogni caso, tutti ancora da mettere nero su bianco, visto Inzaghi recupererà con l’Atalanta non prima del 28 febbraio) non è un gap impossibile da recuperare. A patto però che la Juve mantenga il ritmo sostenuto sin qui, a patto che il proprio livello di efficienza si dimostri anche di sopra del valore intrinseco delle proprie qualità, come molti analisti non hanno mancato di evidenziare.

I meriti della Juve e i meriti dell’Inter, prima non a caso

Perché anche contro l’Inter, nell’1-0 di domenica 4 febbraio (autorete di Gatti, che sarebbe benissimo potuto essere gol di Thuram) la Juve è rimasta in partita sino all’ultimo. Incassando e non crollando al tappeto, arrivando anche vicina a riaprirla (l’occasione mancata di Vlahovic al 31′, ma anche la rovesciata in area del serbo a metà ripresa, poi il tiro di Gatti fuori di poco). La Juve, quel che poteva dare lo ha dato. Il tema è semmai quest’Inter che ha ottenuto tre punti in modo sontuoso, intenso, qualitativamente eccelso. Mandando fuori giri quella che – lo dice la classifica – è probabilmente la seconda macchina nel Gp verso lo scudetto, quella che con Allegri al volante esprime il calcio più efficace. Dietro l’Inter, appunto.

Le consapevolezze di Inzaghi e il contraccolpo su Allegri

Perché i nerazzurri si sono di nuovo dimostrati di più sotto tutti i punti di vista. Nella capacità di controllare il gioco, negli spunti tecnici dei singoli, nella possibilità di creare occasioni (palo di Calhanoglu, miracolo di Szczesny su Barella prima e Arnautovic poi), di abbinare una manovra propositiva e bella da vedersi con una frequenza impossibile alle altre. Questo è ciò che ha detto la stagione sin qui, questo ciò che ha ribadito quella che nell’ultimo mese era stata definita come sfida scudetto. Che lo sarà stata o meno, lo potrà dire anche il contraccolpo psicologico che i bianconeri potrebbero avere. Non lo dirà certo la matematica, come si è visto. Ma tanto Inzaghi e quanto Allegri hanno consapevolezze in più dopo i 95 minuti del Meazza. Anche se non lo andranno in giro a dire, nel rispetto del politically correct che anche il calcio impone.