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Un fuorigioco di millimetri che ha bisogno del Video assistant referee, il numero uno di un club che si affida al moneyball e parla di private equity, asset imprenditoriali e – quando va bene – di più decifrabili plusvalenze. Una partita con il vocabolario, insomma, per il calcio che tra dirette streaming, trasmissioni in Dab e gare di coppa on demand per chi non ha sottoscritto contratti prime, rischia di sbattere contro un palo. Quello a cui, ansimante, si appoggia il tifoso medio dai 50 in su per capire di cosa effettivamente stiamo parlando.

I neologismi di un calcio che rischia di tradire se stesso

Considerazioni che possono forse strappare un sorriso, ma che in realtà piegano verso il basso gli angoli della bocca. Perché nel tempo del calcio che trova nuovi eldorado nel Golfo Persico, nelle cause milionarie tra calciatori e le loro ex squadre e diagrammi di crescita delle performance aziendali, si rischia davvero di perdere la bussola. Si ha un bel da dire sul mondo dorato e viziato dei giovanotti in pantaloncini che tirano calci a un pallone, ma non bastano goal line technology, slot di cambi e Avar per rendere più comprensibile perché a calci – con frequenza sempre maggiore – ci venga preso il buon senso e il rispetto di chi lo sport lo fruisce da spettatore.

Per ripulirsi dal tranello di retoriche e demagogie, sarebbero non tanto i vocaboli, quanto l’approccio a dover finire in quarantena. Quella che magari oggi ricorda le fin troppo recenti difficoltà legate alla pandemia, ma che in fondo mette radici in quell’Isola del Lazzaretto della Laguna veneziana dove si capì per la prima volta che in certe circostanze occorre fermarsi.

La quarantena del calcio e la speranza di una quaresima: i 40 giorni senza Mazzone

La quarantena che faccia vivere una nuova quaresima. Stesso prefisso, stesso rimando a quei 40 giorni che oggi ricordano il tempo vissuto senza Carletto Mazzone. Uno che della veracità ne ha fatto il carattere distintivo, antitesi in un certo senso di sofismi e neologismi che promettono tanto, ma poi resta da capire quanto mantengano. Chissà che ne direbbe, 40 giorni dopo, Mazzone di check e betting in real time. Così come dei fuorigioco millimetrici (vedi il gol annullato a Mota Carvalho in Monza-Bologna).
Mazzone mai ha tradito se stesso e l’identità di un calcio ruspante e – nell’immaginario collettivo – più da sano agriturismo che da piatti gourmet. Il calcio di oggi intravede quel che sarà domani in un allenatore, più degli altri: Pep Guardiola. Allievo, guarda caso, proprio di Mazzone. E allora stai a vedere che forse quel che forse quel che era il suo posto nel calcio 2.0 di oggi forse il suo proprio posto lo potrebbe avere lo stesso. Con il giusto equilibrio tra lo sguardo al futuro e la salvaguardia di una storia. Ma anche del buonsenso, che sa interpretare meglio di quanto possa fare anche la macchina più sofisticata che la gioia di un gol è e deve restare più grande di quel centimetro di pelle che ricopre un ginocchio. A quaranta giorni dalla morte di Mazzone, forse anche lui concorderebbe: anche nel più glamour degli happy hour, ci sta sempre bene una fetta di salame.