Nonostante la sconfitta al primo turno al Miami Open, per Matteo Berrettini si vedono i primi risultati positivi portati dal suo nuovo allenatore Francisco Roig.
I meriti di Franscisco Roig, il nuovo allenatore di Berrettini
Roig, ex collaboratore nel team di un certo Rafael Nadal, sta lentamente portando il suo imprinting nel tennista romano. Sulla parte fisica Matteo lavora tantissimo, passa ore e ore in palestra per migliorare la tenuta. In campo Roig, punta invece molto sui punti di forza del “martello italiano”, cioè il servizio e il dritto. Durante le sfide del challenger di Phoenix infatti questi due elementi hanno fatto conquistare al romano la finale, poi persa contro il portoghese Borges.
I punti su cui dovrà lavorare Matteo Berrettini
Su un elemento deve e dovrà lavorare tanto Roig con il suo assistito: il rovescio. Matteo ha sempre sofferto molto questo colpo e molte volte durante gli scambi si vede accentuare il rovescio in back, un colpo di difesa solitamente utilizzato quando si è in difficoltà. Dal canto suo Berrettini ha un rovescio a due mani – e per fare un back bisogna usarne una – e questo dimostra ancora l’insicurezza in questo tipo di colpo. Piano piano, però, il lavoro del coach spagnolo sta facendo già emergere dei buoni segnali per tornare il Berrettini che fu prima del grave infortunio dell’anno scorso allo Us Open.
Un episodio spiacevole per l’azzurro
A Miami, intanto, Berrettini è stato protagonista di un episodio singolare in campo. Nell’incontro di primo turno del Master 1000 in Florida il tennista azzurro ha accusato un malore durante il secondo set della sfida contro il britannico Andy Murray. Ci si trovava sul 5-2 proprio del secondo set, quando il tennista romano è di colpo parso incerto: in una frazione di secondo le movenze hanno tradito un principio di malore poco prima del turno di battuta, con Matteo prossimo allo svenimento. Prima ha portato le mani alla testa, poi si è accasciato ed è parso perdere l’equilibrio, fino a doversi poi sedere per evitare il mancamento.
È solo l’inizio di una lunga risalita
A questo punto si è attivata la macchina dei soccorsi con il medico e il fisioterapista per verificare lo stato di salute del giocatore. Una sofferenza, quella di Berrettini, dettata anche dalle difficili condizioni climatiche, che non hanno comunque poi impedito al tennista di concludere il match. Una partita animata che si è protratta per tre ore quasi con l’epilogo a favore di Murray che non ha convinto del tutto e che semmai ha mostrato un Matteo più vigoroso e convinto malgrado il cedimento fisico del secondo set.
Portare Murray al terzo set, metterlo alle strette, mostrando i colpi migliori: le condizioni avverse, in particolare di umidità, non hanno frenato lo slancio di Berrettini, che ha poi chiuso suo turno di battuta a zero, per la sofferenza dello scozzese. Sul risultati finale, l’esperienza ha fatto la sua parte e Murray ha dimostrato la sua qualità e il suo tennis: il romano ha provato a concedersi le occasioni giuste, ma lo scozzese ha esibito il proprio miglior repertorio.