L’eleganza non corrisponde all’austerità. Perché nemmeno gli affreschi o gli alti soffitti della Sala Alessi, a Palazzo Marino, non possono fare a meno di far riecheggiare i cori che arrivano da fuori. Non sono le sinfonie che arrivano dal dirimpettaio teatro Alla Scala, ma i cori delle decine di tifosi che si accalcano alle transenne per veder transitare i vincitori della seconda stella. “Per tutti quei chilometri che ho fatto per te” si traduce in qualche fermata di metropolitana, per arrivare lì a ridosso dei bus che portano la squadra campione d’Italia a ricevere l’Ambrogino d’oro.
Inter, seconda stella: consegna dell’Ambrogino d’oro a Milano
Sfilano tutti i protagonisti del successo, Dimarco e Lautaro si prendono con Barella i boati a cui la cornice istituzionale per la consegna di pergamene e riconoscimento non è abituata. Scorrono le immagini della cavalcata di una stagione, il volume sale quando si vede Acerbi alzare gli indici al cielo dopo il gol scudetto nel derby.
Marotta: l’Inter ha il dovere di alzare ancora l’asticella
“All’Inter dico grazie e complimenti”, spiega il primo cittadino di Milano, Beppe Sala. “Sono un filo in imbarazzo, non perché io non sia abituato a parlare in pubblico, ma perché devo cercare di essere istituzionale e invece il mio interismo viene fuori”. Ad ascoltarlo ci sono i giocatori, ma anche Beppe Marotta, Alessandro Antonello e Lautaro Martinez. Lì con lui per celebrare il momento, sul palco allestito nella sede municipale meneghina. “Siamo l’Inter, abbiamo il dovere di alzare l’asticella e confrontarci con il nostro palmares. Lo facciamo con ambizione, ma anche con umiltà”.