La prima volta non si scorda mai. La sua passione da bambino era il calcio. O meglio, era la Roma, squadra che lo ha visto protagonista nelle formazioni giovanili, l’anticamera del professionismo. Se oggi, invece, Flavio Cobolli gioca a tennis, il merito è di suo padre Stefano, ex professionista. Che ne ha forgiato passo dopo passo tecnica e carattere. Quel carattere determinante per avere ragione di un cliente durissimo come Nicolas Jarry, in una maratona di 5 set (e 4 ore) che la famiglia Cobolli ricorderà a lungo.
Australian Open, che reazione di Cobolli contro Jarry
Di tutti i match di primo turno degli azzurri agli Australian Open 2024, quello di Flavio, proveniente dalle qualificazioni, era sulla carta il più duro. Perché il cileno Jarry (nipote di Jaime Fillol, avversario dell‘Italia nella Davis del ’76) è numero 18 al mondo ma nei momenti buoni vale persino di più. Stavolta però il migliore è stato Flavio da Roma, 21 anni e ancora a secco di vittorie nei main draw degli Slam. A un passo dal baratro (Jarry ha servito per il match nel quinto) e con un pubblico cileno che dagli spalti ha provato a buttarla sul clima Davis, Cobolli è riuscito a recuperare il break all’ultima occasione utile, per poi prendere slancio in vista di una volata esaltante.
Flavio Cobolli, le caratteristiche del tennista azzurro
Il successo più importante in carriera permette di puntare i riflettori su un altro dei tanti italiani giovani capaci di compiere il percorso più adatto alle sue necessità, in un’età dell’oro tricolore che pare non avere fine. Perché sì, Cobolli (100 Atp) ha talento, ma non quello abbagliante di Sinner, né tantomeno di quello elegante di Musetti. Cobolli ha un repertorio tecnico completo ma soprattutto ha le caratteristiche fisiche e mentali per reggere l’urto col tennis di vertice.
Agli Australian Open ora Cobolli contro Kotov
Qualcosa che per gli italiani, in passato, era una sorta di chimera, e che sta diventando la normalità. Oggi Cobolli è una certezza, un ragazzo a cui possiamo cominciare – con cautela – a chiedere qualcosa in più. Magari di battere il russo Pavel Kotov, avversario di secondo turno, giocatore anomalo e pericoloso, ma certamente alla portata. Del resto, dopo aver fatto fuori in quel modo un top 20, non ci si può più accontentare.
Marco Micheletti