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La disputa dell’edizione della Coppa del Mondo del 1958 viene contesa, tra le altre, da Argentina, Cile e Messico, ma alla fine a spuntarla è la Svezia. La scelta del paese scandinavo segue in perfetta prosecuzione rispetto a quella elvetica di quattro anni prima, in virtù dello spirito neutrale e non divisivo riconosciuto dalla comunità internazionale e della qualifica di realtà non allineata nell’ambito della Guerra fredda.

Mondiali di calcio 1958: il Fronte di liberazione nazionale e l’Unione Sovietica

Proprio quest’ultimo particolare, ad esempio, consente la partecipazione dell’Unione Sovietica, costituendo una novità assoluta. Ad ogni modo le qualificazioni sono ricche di polemiche e attraversate da svariate tensioni politiche internazionali. In Algeria si forma la Nazionale costituita dal Fronte di liberazione nazionale, che causa la sospensioni di Marocco e Tunisia colpevoli di avervi giocato contro in amichevole. In Asia, le situazioni non sono meno scottanti: la Cina non intende giocare contro l’Rpc, che non riconosce come paese, mentre più a sud, a seguito del ruolo avuto da Israele nella crisi di Suez tutte le rivali si rifiutano di scendervi in campo assieme, e alla fine, la squadra mediorientale viene eliminata dal Galles in un ulteriore spareggio organizzato ad hoc dalla Fifa.

Italia, la grande assente in Svezia (nonostante i due titoli mondiali)

Protagonista delle qualificazioni è tuttavia l’Italia, già due volte campione del mondo, che per la prima volta nella storia manca l’appuntamento mondiale. Fallisce nel percorso designato nonostante le modeste Portogallo e Irlanda del Nord, con dietro storie improbabili come il maltempo che impedì a un arbitro di dirigere la gara coi nordirlandesi e la polemica sugli oriundi agitata dal senatore Andreotti. A livello organizzativo, pur mantenendo il tipico distacco nordico, i vertici del paese svedese vedono nella coppa una discreta opportunità di visibilità internazionale. Tuttavia, scelgono una strada imperniata sulla semplicità e l’equilibrio, al fine di permettere lo svolgersi di un torneo senza particolari problemi di sorta nonché un compromesso tra esigenze locali e globali, con partite aperte anche a stadi da 10mila spettatori.

Sivori, Maschio, Angelillo. E il 6-1 della Cecoslovacchia

Viene tuttavia usato il doppio degli impianti rispetto all’edizione del 1954, e la sfida tra Stoccolma e Goteborg per il predominio locale è vinta dalla seconda città, che si aggiudica la costruzione di quello di punta. Come detto, la prima novità del Mondiale di Svezia è senza dubbio la presenza dell’Urss. Inserita in un girone apparentemente invalicabile con Brasile e Inghilterra, è proprio la selezione sovietica ad eliminare gli inglesi nello spareggio decisivo valevole il passaggio del turno, vedendosi spegnere il sogno solo poi dalla Svezia agli ottavi. Grande aspettative si muovono sull’Argentina, priva però degli “italiani” Sivori, Maschio e Angelillo, quindi eliminata prematuramente non prima di un’umiliante sconfitta per 6-1 inflitta dalla Cecoslovacchia.

Tra i grandi assenti di Svezia c’è anche l’Ungheria

Fallisce l’appuntamento del ’58 anche l’Ungheria, altra squadra su cui erano riposte molte aspettative dopo la finale raggiunta quattro anni prima, ma che nel frattempo aveva affrontato la dura repressione alla rivoluzione del ’56 e lo stesso esodo di molti calciatori. La Francia conclude classificandosi al terzo posto e mettendo in mostra la stella di Just Fontaine, protagonista indiscusso della coppa assieme a Pelè con tredici reti in cinque partite (record tuttora imbattuto). Stupisce la padrona di casa , che raggiunge la finale richiamando uomini chiave precedentemente esclusi come Liedholm, Hamrin, Selmosson, Skoglund e Gustavsson, ma a colpire su tutte è indubbiamente il Brasile. La Selecao infatti raggiunge gli scandinavi in finale. E nessuno a parte in Brasile, soprattutto in Europa, conosceva un certo ragazzino di soli 17 anni chiamato Do Nascimento.  Il Brasile giunse al mondiale svedese dopo aver vinto il gruppo 1 dei gironi di qualificazione della zona Conmenbol. A seguito del ritiro del Venezuela, il girone della Seleçao si era trasformato in una sfida a due contro il Perù, che dette non poco filo da torcere ai brasiliani: all’andata, a Lima, i verdeoro pareggiano per 1-1, mentre al ritorno, a Rio de Janeiro, vinsero di misura per 1-0 e ottennero l’accesso alla fase finale del mondiale.

La Selecao e la guida di Vicente Feola

Nel 1958, la Selecao era allenata dall’ex-tecnico del San Paolo, Vicente Feola. Subentrato sulla panchina brasiliana a Osvaldo Brandao, l’allenatore di origini italiane convocò per il torneo iridato una rosa avente come punti di forza giocatori destinati a dominare il calcio mondiale per buona parte del successivo decennio. In porta, la Seleçao annovera l’estremo difensore del Corinthians Gilmar, mentre la difesa era incentrata sui terzini Djalma Santos e Nílton Santos e sul capitano Bellini. Colonne portanti del centrocampo brasiliano erano Zito e Didi, ma era soprattutto l’attacco il reparto più temibile della selezione verdeoro, in quanto annovera le velocissime ali Garrincha e Zagallo e le punte centrali Altafini, Vavá e Pelé. Onde evitare al Brasile un esito analogo a quello del 1950, Feola sottopose la squadra ad un impegnativo ritiro durato oltre tre mesi, con l’ausilio di un team di specialisti, incluso uno psicologo.

Il record di Just Fontaine

Al primo turno, il Brasile fu sorteggiato nell’ostico gruppo 4 contro Austria, Unione Sovietica e Inghilterra. L’8 giugno 1958 i brasiliani superarono l’Austria con un perentorio 3-0, grazie alla doppietta di Altafini e alla marcatura di Nilton Santos. L’11 giugno, l’Inghilterra fermò però sullo 0-0 la Seleçao, che fu raggiunta in testa al girone dall’Unione Sovietica (vittoriosa per 2-0 sull’Austria). Il 15 giugno, il Brasile affronta i sovietici. Feola effettuò due rilevanti cambi rispetto alle formazioni delle prime due partite, schierando sulla fascia destra Garrincha e in attacco Pelé. Alla fine il Brasile vinse per 2-0, grazie alla doppietta di Vavá, e la vittoria consentì ai sudamericani di qualificarsi ai quarti di finale come primi classificati del girone. Lì, essi affrontarono il Galles, privo dell’infortunato John Charles. I Dragoni si rivelarono lo stesso un duro ostacolo, e i Brasiliani poterono accedere alle semifinali soltanto grazie alla marcatura al 60′ di Pelé, al suo primo gol ai mondiali. Qui i brasiliani dovettero vedersela con la Francia del goleador Just Fontaine (futuro capocannoniere del torneo con 13 gol, record assoluto nella storia dei mondiali). Dopo due minuti, Vavá portò in vantaggio il Brasile, ma già al 9′ proprio Fontaine ristabilì la parità. Il Brasile dimostrò tuttavia la propria superiorità: al 39′ Didi siglò il 2-1 per i sudamericani, che nel secondo tempo dilagarono grazie ad una tripletta di Pelé, a cui seguì l’ininfluente secondo goal dei transalpini realizzato da Piantoni.

Il Brasile alla conquista del Vecchio continente

Il Brasile si qualificò così alla finale, e divenne la prima nazionale non europea ad approdare alla partita decisiva di un mondiale disputato nel Vecchio continente. La squadra verdeoro si presenta come la selezione ampiamente più moderna, per gioco espresso e preparazione della squadra. Il formidabile trio d’attacco può contare sulla fantasia di Garrincha, sulla tecnica di Vava e sull’esplosività di Pelè. A completare la qualità brasiliana giocatori come, Didi e Zagallo. L’oliatura di una selezione composta da campioni è affidata all’allenatore Vincente Feola, che ne mette a punto la struttura collaudata e invincibile incamminata verso il trionfo finale. Tra gli altri, a risaltare è il talento sconfinato del giovane ragazzo di Tres Coracoes, che incanta il pubblico giunto da tutta Europa con giocate altisonanti e sei reti realizzate, mettendo a segno una storica doppietta anche nella finale che vede la Seleçao sconfiggere i padroni di casa svedesi e venir ufficialmente lanciata come la squadra più forte del pianeta.