Ricercare un nuovo stile di abitare che garantisca migliori condizioni di benessere e qualità. E’ questo lo scopo del cohousing, una nuova dimensione sociale del vivere sostenibile nato nel Nord Europa, concettualmente diverso a seconda della cultura del paese di riferimento. Ecco nel dettaglio, cosa significa cohousing, quali sono i vantaggi e le regole della coabitazione solidale
Cohousing, cos’è
Quando si fa riferimento al termine cohousing sociale, si può intendere e definire anche con la traduzione italiana di coabitazione solidale: infatti, è paragonabile a un condominio formato da un gruppo di vicini che condividono le stesse finalità di coabitazione. Nel dettaglio, i nuclei familiari vivono all’interno delle singole abitazioni private, ma hanno a disposizione anche un’area di condivisione di spazi comuni, tempi, servizi e valori.
Tali spazi possono differenziarsi tra loro: sale per pranzare e cenare tutti insieme o per organizzare divertenti laboratori sul fai da te o di cucina, ma non solo; possono essere presenti anche orti comunitari, servizi comuni per la lavanderia, spazi dedicati ai bambini o al car sharing, a seconda delle esigenze degli stessi cohousers.
Tra i principi cardine del concetto di cohousing, quindi, si annovera la ricerca di un nuovo modo di vivere ricercando uno stile di vita più sostenibile, ma anche, appunto, socialità, condivisione e collaborazione.
Cohousing, le origini
Come anticipato, il concetto di cohousing ha origine nel Nord Europa, in Danimarca nel 1964 grazie all’architetto Jan Gødmand Høyer che utilizza per la prima volta il termine bofælleskaber (comunità vivente) per descrivere una nuova idea di abitare ricca di relazioni di vicinato. Successivamente, prende piede anche in Svezia e nei Paesi Bassi nel corso degli anni ‘70, per poi giungere anche negli Stati Uniti all’inizio degli anni ‘80. In Italia, invece, le prime strutture di cohousing appaiono nei primi anni Duemila.
Cohousing, le regole
Appurato che il cohousing si fonda su un principio di partecipazione sociale, è importante capire su quali regole si basa: gli abitanti che andranno ad abitare in questi spazi intervengono direttamente nella progettazione e possono scegliere come condividere i servizi e come gestirli. Inoltre, si basano su una gestione diretta e sulla manutenzione degli spazi comuni.
Non ci sono vincoli specifici per quanto riguarda l’eventuale decisione di uscire dalla comunità e vige un principio di parità delle decisioni, perché vengono definiti e ripartiti in maniera equa i ruoli di gestione e di responsabilità. In quanto abitazioni private, con servizi in comune e spazi condivisi è possibile trovare un profondo equilibrio tra il rispetto della privacy e la possibilità di svolgere la vita sociale e comunitaria.
Molto particolare la progettazione di una cohouse dal punto di vista architettonico e del design: le strutture, infatti, vengono realizzate appositamente per sottolineare il senso di appartenenza ad una vera e propria comunità.
Cohousing, i vantaggi
Uno dei principali vantaggi di prendere parte a un progetto di cohousing consiste
nell’opportunità del risparmio economico: avere la possibilità di condividere beni e servizi, infatti, dà la possibilità di risparmiare sul costo della vita, riducendo gli sprechi, non dovendo ricorrere a servizi esterni a pagamento e potendo acquistare i beni più comuni a livello collettivo. Un concetto, quindi, con una finalità sostenibile. Anche perché i costi relativi all’abitazione sono mediamente inferiori del 10% rispetto ai prezzi di mercato.
Al di là dell’aspetto economico, un altro vantaggio molto importante è quello legato alla socialità, in quanto, molto spesso, possono esserci molte situazioni di solitudine, basti pensare, ad esempio, alle famiglie mononucleari. Grazie a un progetto come il cohousing, questo tipo di famiglie possono beneficiare degli spazi in comune e della presenza dei vicini per creare nuove forme di socialità e sviluppare, così, anche un forte senso di appartenenza a una comunità.