Nel mondo del calcio professionistico italiano, la tutela dell’integrità sportiva è un principio cardine. A regolare questo aspetto è l’articolo 24 del Codice di Giustizia Sportiva della FIGC, che vieta espressamente a calciatori, dirigenti, soci e tesserati in genere di scommettere su partite di calcio. La norma si applica sia al settore professionistico che a quello dilettantistico e giovanile, con un’estensione anche alle competizioni internazionali organizzate da FIFA e UEFA. L’obiettivo principale è impedire qualunque forma di manipolazione dei risultati e garantire il regolare svolgimento delle competizioni.
Cosa dice l’articolo 24
Il divieto non si limita alle scommesse dirette: è esteso anche a quelle effettuate in modo indiretto o tramite terzi. Il testo stabilisce inoltre che non importa se la scommessa avviene tramite un operatore autorizzato; il solo fatto di puntare su un evento calcistico basta a costituire una violazione. In caso di accertamento, le sanzioni previste sono molto severe: squalifiche o inibizioni non inferiori a tre anni e multe di almeno 25.000 euro. In situazioni particolari, può essere coinvolta anche la responsabilità diretta del club, con penalizzazioni aggiuntive.
Obbligo di denuncia e responsabilità etica
Oltre al divieto di scommettere, l’articolo prevede un preciso obbligo di denuncia per chi venga a conoscenza di comportamenti illeciti. Chi non adempie a quest’obbligo rischia a sua volta sanzioni, che vanno da sei mesi di squalifica a un’ammenda minima di 15.000 euro. Si tratta di un meccanismo di controllo interno volto a favorire la trasparenza e a responsabilizzare tutti i soggetti coinvolti nel sistema sportivo.
La possibilità di scommettere su altri sport
Nonostante la severità della norma, esistono delle eccezioni. I tesserati possono scommettere su discipline sportive diverse dal calcio. La ratio di questa apertura è legata al concetto di distanza funzionale: un calciatore, per esempio, è considerato troppo vicino al mondo del calcio per poterne scommettere in modo imparziale, ma può puntare su sport dove non ha alcuna influenza o legame diretto. Questo consente un equilibrio tra la libertà individuale e la protezione del sistema.
Confronto con altri sport
Le regole sul divieto di scommesse non sono identiche in tutte le discipline. Alcune federazioni sportive, come quelle di basket o tennis, adottano un approccio meno restrittivo. In molti casi, è vietato scommettere solo su eventi in cui l’atleta è direttamente coinvolto o che riguardano la propria disciplina. Ad esempio, un tennista può trovarsi interdetto dal puntare su match del proprio circuito, ma potrebbe non esserci alcun divieto riguardo a eventi calcistici. Anche qui, il filo conduttore è l’assenza di conflitto d’interesse e la salvaguardia dell’equità.
Un equilibrio delicato tra sport e etica
La normativa della FIGC rappresenta uno dei sistemi più rigorosi in materia di scommesse sportive. In un contesto sempre più esposto a rischi economici e mediatici, queste regole diventano fondamentali per tutelare la credibilità dello sport. Tuttavia, il confronto con altri settori evidenzia come sia possibile coniugare rigore e flessibilità, purché l’obiettivo resti la trasparenza. Gli atleti, in qualsiasi disciplina, devono essere messi nelle condizioni di conoscere le regole del proprio ordinamento e di agire sempre con senso di responsabilità.