Amici mai, per chi si ama come noi. Potrebbe essere questo il ritornello delle relazioni tra Aurelio De Laurentiis e i suoi allenatori: sedotti, lusingati e poi abbandonati. Nascono quasi come amori indivisibili, indissolubili e inseparabili, ma non serve Venditti per cantare la litania degli addii che – inevitabilmente – arrivano dopo un tot. Lo dice la storia del Napoli con il suo presidente e la lunga schiera di amanti accompagnati al castello con le scarpe di cristallo e poi liquidati al rintocco della mezzanotte.
Garcia come Sarri, Anceleotti e Spalletti: finito l’amore con il Napoli
Rudi Garcia non è di certo il primo e non sarà l’ultimo. Ne sono convinti i Sarri e gli Ancelotti, i Gattuso e i Donadoni, i Benitez, i Reja e i Mazzarri, ma anche in fondo quel Luciano Spalletti che dopo aver riportato lo scudetto sotto il Vesuvio, si è tatuato il traguardo irripetibile e ha preso armi e bagagli per allontanarsi dal Golfo. No, con De Laurentiis il rapporto di coppia professionale non deve essere semplice. E, in fondo, è anche da dimostrare che la colpa sia effettivamente sua. Certo, Garcia aveva il ruolo più difficile: quello di prendere il testimone dall’allenatore che aveva rivestito di tricolore l’azzurro partenopeo dopo gli anni di Maradona. Qualcosa che sembrava quasi sacrilego pensare dopo l’estate dei grandi addii, nel 2022, con Insigne, Koulibaly, Mertens e compagnia calciante che era stata soppiantata dagli sconosciuti Kim e Kvaratskhelia.
Napoli e la staffetta mai compiuta tra Spalletti e Garcia
Ma i fatti hanno dato ragione a lui, l’Aurelio. Che aveva in mente di vincere risparmiando e rivoluzionando. E lo ha fatto incantando e stupendo, giocando e divertendo con quell’allenatore che di lì a poco sarebbe diventato il commissario tecnico della Nazionale. Un campionato dominato e poi un quarto di finale perso da favorito, nella doppia sfida con il Milan che aveva sì lo scudetto sul petto, ma era evidentemente diverso da quello dei mesi precedenti.
Così, dopo lo strappo estivo con Luciano da Certaldo, De Laurentiis ha scelto Garcia. Che in avvio di stagione ha vinto meno, convinto poco e legato solo fino a un certo punto con pubblico e giocatori, di cui si ricordano piazzate degne da film che il presidente-produttore cinematografico ha gradito assai poco.

Napoli, da uno juventino all’altro: dopo il sogno Conte, ecco Tudor
La sosta di ottobre sembra dover essere fatale a Garcia, che invece ha tenuto duro e reagito sul campo, almeno sino allo 0-1 con l’Empoli della giornata numero 12. Quella che è risultata fatale all’allenatore francese. Ora il Napoli aspetta Tudor, juventino come il Conte che il patron cercò di convincere al turno precedente, quando Garcia sembrava già con la valigia. Una rottura chiara con il passato, un tecnico giovane che deve dimostrare su una piazza importante e ingolosita dai recentissimi successi. E che di digiunare ancora – dopo l’astinenza da vittorie lunga qualche decennio – proprio non ne ha intenzione.