Chiamatela la vittoria della consapevolezza, del coraggio, della consacrazione definitiva. Jannik Sinner che batte Novak Djokovic a Torino, durante le Nitto Atp Finals e al termine di una battaglia di 3 ore giocata a ritmi altissimi, è la notizia che tutti i tifosi italiani aspettavano.
Sinner batte Djokovic alle Atp Finals di Torino
Il tutto grazie a un ragazzo di 22 anni che matura giorno dopo giorno, partita dopo partita. E che adesso non ha più alcun limite davanti a sé. I traguardi devono essere quelli più importanti: numero 1 del mondo, Slam, Finals. Guai a chi si mette a parlare di pressione, di aspettative troppo alte: stupidaggini. Il primo a saperlo è lui, Sinner, cresciuto sotto ogni aspetto, come ha ricordato implicitamente nell’intervista post match: “Mi era capitato anche con Medvedev, di riuscire ad avere la meglio dopo tante sconfitte, adesso è capitato anche con Novak”.

Sinner e una delle prestazioni migliori di sempre del tennis italiano
Così, come fosse normale: si perde, si impara, dunque poi si vince. Parlare dell’incontro che ha visto il Pala Alpitour in delirio è fin troppo semplice. Considerato il torneo, la qualità e la condizione dell’avversario e il livello di gioco, quella dell’altoatesino è una delle migliori prestazioni di sempre di un tennista italiano. La semifinale non è ancora certa. Perché ci sono un paio di combinazioni che potrebbero promuovere Djokovic e Rune: un successo di entrambi in due set, oppure una vittoria di Rune in tre e Djokovic (su Hurkacz, dentro al posto dell’infortunato Tsitsipas) in due, con una differenza game favorevole al danese.
I prossimi 10 anni di Jannik Sinner
Sarebbe una beffa alla quale non è nemmeno il caso di pensare, adesso. Ora è il momento di godersi un successo che cambia la visione, forse il destino, dell’altoatesino e di tutto il movimento del tennis italiano. Un successo che si è fatto aspettare e che adesso è già un piccolo pezzo di storia. Per fare la storia, quella grande, quella che resta nei libri di sport, Jannik ha davanti almeno un decennio. Se continuerà in questo modo, e magari se le superfici dei tornei diventeranno un po’ più rapide (seguendo l’esempio di Torino), ci si divertirà a lungo. Come e più di ieri sera.
Marco Micheletti