Work life balance, raggiungimento di un equilibrio e benessere sul luogo di lavoro sono tutti temi più attuali che mai nel panorama aziendale. Come lo smart working, la possibilità di lavorare da remoto senza necessariamente recarsi in ufficio, anche la settimana lavorativa corta, sta diventando sempre più prioritaria per i lavoratori. Lo afferma lo studio realizzato per Pulsee Luce & Gas, brand digitale di Axpo Italia, dalla società NielsenIQ, da cui è emerso che l’80% degli intervistati la desidera. Non solo, ben tre intervistati su quattro hanno dichiarato che tale formula lavorativa permetterebbe di gestire con maggior autonomia la propria vita privata e i propri figli.
Settimana corta, il benessere che conta per i lavoratori
Il raggiungimento di un equilibrio vita – lavoro e un miglioramento del benessere sul luogo di lavoro sono aspetti sempre più centrali nel quotidiano dei lavoratori. In tal senso, dal report è emerso che ci siano due strumenti, per molti intervistati, orientati in questa direzione: la settimana corta, quindi lavorare quattro giorni a settimana, e lo smart working. L’utilità di queste due modalità di lavoro viene percepita come volta a migliorare la qualità di vita, con effetti positivi sulla salute, sulla gestione della propria vita privata e della famiglia.
Settimana corta, una migliore gestione famigliare
Se si incrementasse la settimana lavorativa basata su quattro giorni, i lavoratori avrebbero più autonomia nella gestione dei propri figli: il 48% del campione intervistato, infatti, ha figli, il 66% li gestisce autonomamente o con l’aiuto dei nonni, l’11% si affida a baby-sitter o altre figure professionali con una spesa media di 115 euro mensili. Non solo, la settimana corta permettere di avere maggior tempo a disposizione per la cura degli anziani e/o disabili, secondo l’85% dei lavoratori: il 35% degli intervistati si occupa dei familiari in piena autonomia, contro il 65% che ricorre a un aiuto esterno spendendo in media 540 euro al mese. In particolare, il 42% di chi riceve supporto conta sull’aiuto di altri familiari, ma il 34% si rivolge a caregiver, case di riposo o altre forme di sostegno.
Settimana corta, anche beneficio individuale
L’orario di lavoro spesso non permette ai lavoratori di svolgere, al rientro, tutta una serie di attività per la cura della casa, dalla lavatrice alla spesa, dal riordino alla pulizia delle superfici: il 13% degli intervistati ha affermato di rivolgersi a professionisti come aiuto nelle attività domestiche, spendendo in media 107 euro al mese. Lavorando un giorno in meno, sostengono, si avrebbe anche un taglio dei costi. Ma la settimana corta avrebbe effetti positivi prima di tutto sull’individualità della persona: il 62% avrebbe più tempo da dedicare all’attività fisica e il 54% più tempo da dedicare a viaggi o hobby.
Settimana corta, una questione di compromessi
Quattro lavoratori su cinque, quindi, hanno espresso il desiderio, nel report, di poter adottare la settimana corta e ben il 50% si è detto ‘molto interessato’ al punto che per adottarla scendere ad alcuni compromessi: il 52% accetterebbe maggior flessibilità oraria di lavoro durante la settimana, il 47% aumenterebbe la produttività e il 45% accetterebbe anche un minor numero di pause. Ciò a cui si fa molta fatica a contrattare, però, è la leggera riduzione dello stipendio, che solo il 10% dei lavoratori sarebbe disposto ad accettare.
Settimana corta, criticità
Sebbene l’impatto positivo sia notevole, da quanto emerso dal report, sono venuti alla luce anche alcuni aspetti più critici: il 51% pensa che lavorare solo quattro giorni a settimana implichi un aumento del carico di attività durante i giorni lavorativi, il 37% ritiene che si svilupperebbe maggior pressione e stress associati al raggiungimento degli obiettivi e il 27% è convinto che si creerebbero problemi di coordinamento.
Smart working, il campione intervistato espone pro e contro
La settimana corta non è stata l’unica tematica dell’indagine, si è parlato anche di lavoro ibrido: attualmente un intervistato su tre lavora in modalità full remote o ibrida, con lo smart working concesso mediamente per il 37% delle ore totali di lavoro, pari a uno o due giorni su cinque. Complessivamente il 49% del campione preferisce lo smart working, mentre il 42% l’ufficio. Riduzione dei tempi di spostamento per raggiungere il posto di lavoro, la riduzione dei costi e il pranzo sono tra i principali vantaggi, secondo gli intervistati, portati dalla modalità di lavoro ibrido. Tra i rischi, al contrario, c’è l’isolamento sociale (59%), soprattutto al Nord Ovest, la sedentarietà (58%) e la difficoltà di separare lavoro e vita privata (44%).