Uno scatto da conservare nell’album dei ricordi e tenere là, dove apre l’anta per sfogliare le immagini del cuore. Una foto, invece, da stampare in gigantografia e da incorniciare all’ingresso del pantheon della Formula 1. L’edizione 94 del Gp d’Italia manda due istantanee, scattata in entrambi i casi dopo la bandiera a scacchi del Gp di Monza.
Gp di Monza, il record di Verstappen in Formula 1
La prima è quella sotto gli occhi non solo di tutti, ma anche dei posteri. Quella di Max Verstappen che passa sul rettilineo dopo giri 51 (non i 53 previsti, per i guai a Tsounoda nel giro di ricognizione) e centra la decima vittoria consecutiva. Qualcosa che mai si era potuto raccontare nella storia del motorsport e che invece proprio a Monza viene scolpito sulle tavole della legge orange, quella di un pilota che ha vinto 12 delle 14 gare disputate nel Mondiale in corso, lasciando le altre due a Perez. Più che un Red Bull, un roano in stile Varenne.

Un monopolio che sa di monotonia, ma che di monocorda ha avuto poco o nulla sul circuito brianzolo. Perché per 15 giri ci ha pensato Sainz (29 anni in pista giusto venerdì) a tenersi dietro tutti e a tenere chiuso il recinto, prima che Max e compagnia rombante scappassero via. Poi, quando i due là davanti hanno fatto il vuoto, è stato il Cavallino a mandare al galoppo le coronarie di chi assisteva tra Serraglio e Parabolica ai duelli tra Sainz e Leclerc. “Duello corretto ed emozionante”, l’ha definito Sainz a motori spenti. Sarà, ma intanto dal muretto s’erano anche raccomandati di non prendersi rischi ed evitare il patatrac, nella gara di casa.
L’altro Gp di Monza di Leclerc: quello con i tifosi
Tutto questo, di fronte a telecamere e a tribune piene. Che nella tre giorni hanno contato 304mila presenze. Eppure è quando le tv non guardano che va in onda l’altra immagine più bella, forse anche perché più intima. È tempo di tramonto e nell’autodromo che sfolla i presenti, restano gli addetti ai lavori e gli irriducibili del tifo più vero. Quelli che guai se non corro sotto al podio o figurarsi se non mi faccio 3 giorni in tenda per veder sfrecciare la Rossa. È il tramonto e anche il rettilineo ospita solo poche migliaia di irriducibili, tra coloro che hanno tappezzato il rettifilo con cappellini e bandiere al momento del podio: i cori sono per Leclerc, per la Ferrari, come lo erano stati per Sainz anche durante l’inno olandese che celebrava la decima di Max. Ed è a quel punto che Charles sbuca dai box, jeans e maglietta del team e quel solito sorriso da bravo ragazzo che farebbe gongolare ogni mamma. Solo che lui è fidanzato con la Rossa e chi la rappresenta e di questo amore ne celebra la passione con una sessione di selfie, autografi, saluti e abbracci virtuali. Appeso alla rete metallica del muretto box, si fa lanciare di tutto per poi renderlo ai ragazzi ai suoi piedi – non solo metaforicamente – con una firma o una dedica. Si ferma a lungo Charles, nome proprio di un ragazzo come gli altri e come quello che svelò di essersi allontanato dall’autodromo in taxi senza essere riconosciuto dall’autista, nel 2019. Solo che quel Gp, Leclerc, l’aveva appena vinto.
Non solo sport: la politica al Gp d’Italia di Formula 1
Il record di Verstappen, l’amore di Leclerc. Due cartoline di Monza, due tweet di una storia iniziata nel 1922 e che nel 1950, proprio un 3 settembre, vide Farina vince il Mondiale su Alfa Romeo, grazie al successo sul circuito di casa. Pagine di storia, garanzia per il futuro. Non è un caso che Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Matteo Piantedosi siano arrivati nel paddock prima del Gp. Perché ridurre a sport un appuntamento come Monza sarebbe riduttivo. La sintesi l’ha data il governatore lombardo Attilio Fontana, prima del via: “Liberty Media sa bene cosa Monza rappresenta”, ha spiegato guardando agli spalti gremiti. “La Formula 1 senza Monza non può esistere e per questo sono fiducioso sul rinnovo del contratto” per far restare gli Alonso e gli Hamilton di domani a lungo tra i cordoli di Ascari e Prima Variante.