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Photovoice nasce negli anni ‘90 grazie all’ideazione e allo sviluppo di Caroline C.Wang e Mary Ann Burris, con l’intento di individuare e riflettere su: 

  • Punti di forza;
  • Problematiche;
  • Identificazione;
  • Valorizzazione;

della comunità a cui appartiene, attraverso l’uso della fotografia. L’immagine fotografata costituisce una rappresentazione perfetta di concetti che potrebbero essere in alcuni casi, o per alcuni gruppi di soggetti, difficilmente esprimibili attraverso canali di comunicazione tradizionali, come la parola e la scrittura. Al contrario, è un linguaggio facilmente comprensibile, capace di sintetizzare idee, storie ed emozioni.

Quindi, il Photovoice attiva un alto grado di partecipazione e cooperazione tra le figure professionali educo-formative e i partecipanti alla pratica. L’originalità della metodologia sta anche nel fatto che tutti i membri della comunità sono posti sullo stesso piano, costruendo un rapporto più paritario possibile tra i soggetti appunto coinvolti. 

Obiettivi

Questa metodologia si sviluppa in tre obiettivi principali da raggiungere, scoperti da Wang e Burris nel 1997:

  • Consentire ai partecipanti di riflettere sui punti di forza e sulle criticità riguardanti la loro comunità;
  • Promuovere il dialogo critico e la conoscenza delle questioni più rilevanti legate alla comunità;
  • Perseguire e promuovere il cambiamento sociale.

Il compito dei partecipanti

Il Photovoice accresce il livello di crescita e miglioramento dei membri della comunità di modo che soprattutto i gruppi più svantaggiati possano far sentire la propria voce e raccontare i loro punti di vista sulla comunità. E’ necessario che i partecipanti, affinché l’esito sia positivo, si sentano al centro di questo percorso, attraverso lo svolgimento del loro compito: scattare delle foto su un particolare tema e discuterne in gruppo con l’obiettivo di approfondirne la comprensione e proporre azioni di cambiamento. Ciò che viene chiesto ai partecipanti non è tanto giudicare la qualità della foto, ma approfondirne i significati più intrinseci. Per fare un esempio pratico, alcune delle seguenti domande possono aiutare chi ha scattato le foto a ragionare in maniera critica:

  • Che cosa si vede in questa foto?
  • Cosa sta accadendo?
  • Che relazione ha questo fatto con la nostra vita?
  • Perché si verifica questo problema/situazione?
  • Cosa si può fare per affrontarlo/a?

Adottando questa metodologia, quindi, si sviluppa una coscienza critica di gruppo che attiva le persone a cercare insieme possibili soluzioni.