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Si parla molto (troppo?) di chi non c’è e di chi è stato eliminato prima delle attese. Si parla poco di chi a Roma invece c’è, e in particolare di un campione che sta ritrovando la strada. Il tennista greco Stefanos Tsitsipas, una delle ultime bandiere del rovescio a una mano, secondo alcuni profeti di sventura era quasi perso per il tennis di vertice, quando è uscito dai top 10 (peraltro dopo esserci rimasto ininterrottamente per quasi 5 anni) e quando, contemporaneamente, è esplosa la generazione dei Sinner e degli Alcaraz.

Tennis, Tsitsipas e la scalata continua al ranking

Peccato che lui, Stefanos, non fosse d’accordo. A 25 anni è tornato a vincere, è tornato nei dieci e adesso avanza con ambizioni mai così ben riposte. Il successo a Montecarlo, dove molti avevano rivolto maggiore attenzione al torto arbitrale subito da Sinner che al suo trionfo, del resto era stato un monito: “Guardate – pareva dire il greco – che io ci sono, sono vivo e non ho nessuna intenzione di abdicare al mio ruolo”. Un ruolo che, in particolare su terra, è sempre stato quello del protagonista, dalla finale del Roland Garros (era il 2021) alla tripletta monegasca.

La capacità di Tsitsipas di andare controcorrente: o lo ami o lo odi

Oggi Stefanos è numero 8 Atp e 6 della Race, con la prospettiva di arrivare sul podio in caso di titolo al Foro Italico. Quando gli hanno chiesto se tutte queste assenze e sconfitte premature giochino per lui, ‘Tsitsi’ – mai banale – non ha avuto problemi ad ammettere l’ovvio: “Sì, certo che giocano a mio favore. Come potrei dire il contrario?”. E mentre in vista del Roland Garros sono in pochi a potersi dichiarare certamente presenti, sani, in forma e con aspettative importanti, il greco volerà a Parigi con un doppio vantaggio: una condizione in crescendo e una pressione quasi inesistente.

Stefanos è da sempre uno dal carattere divisivo. Uno che piace a molti, ma che ad altri proprio non va giù. Il motivo? Spesso dice senza mezzi termini quello che pensa, anche sugli avversari e sui tornei. A Roma ha dichiarato che nessuno è un supereroe, che gli infortuni con questo ritmo sono pressoché inevitabili e che sarebbe meglio fare attenzione. Intanto bisogna che tutti, nessuno escluso, facciano attenzione a lui.