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Sono poco meno di mezzo milione gli studenti universitari fuori sede presenti in Italia, cioè che vivono e studiano lontano da casa, trasferitisi in una nuova città per poter intraprendere un percorso di studi post diploma. Questo, per molte famiglie è motivo di forte preoccupazione, in quanto vedono i propri figli partire alla volta di nuove avventure, ma anche di molteplici difficoltà. A tal proposito, la Conferenza dei Collegi Universitari di Merito – Ccum, che rappresenta, supporta e promuove i Collegi Universitari di Merito come modello residenziale e educativo che favorisce la promozione sociale fondata sul merito, ha analizzato i principali timori delle famiglie nei confronti dei figli che vivono lontano da casa per motivi di studio. 

Università: i 5 timori più grandi dei genitori con figli fuori sede, la top 5

Una delle principali paure di un genitore con figlio fuori sede è la preoccupazione che quest’ultimo soffra di solitudine, secondo il Ccum, in quanto può essere disorientante lasciare il proprio ambiente familiare per avventurarsi in una città sconosciuta e spesso senza conoscere nessuno. Per i genitori, le difficoltà riscontrate all’inizio del nuovo percorso del proprio figlio nel crearsi una rete di contatti può avere un impatto significativo sia sul suo benessere psicologico sia sul rendimento accademico. 

Altro campanello che fa allarmare i genitori dei figli che vivono e studiano lontano da casa è il fattore sicurezza: trasferirsi in una nuova città, infatti, può rivelarsi non sono disorientante, inizialmente, ma può anche mettere a rischio la sicurezza legata a spostamenti, orari o gestione della quotidianità. I genitori, infatti, hanno paura che i figli possano trovarsi in ambienti poco sicuri e senza punti di riferimento. 

“Studierà davvero?”. Questa è una delle domande che attanaglia maggiormente i genitori, poiché l’assenza di una figura di riferimento, come quella genitoriale, potrebbe far vacillare i giovani nel mantenere un giusto ritmo di studio. Libertà, distrazioni e difficoltà di organizzazione sono gli aspetti più preoccupanti per le famiglie in quanto ritengono che possano ledere la regolarità dell’impegno accademico. 

L’incertezza sull’autonomia consolidata del proprio figlio fuori sede è un altro indice di preoccupazione per le famiglie: temono, infatti, che possa sentirsi sopraffatto dalle troppe responsabilità derivanti dalla gestione della quotidianità, dalla casa, alla spesa, alle pulizie.

A chiudere la top 5 dei maggiori timori dei genitori è la paura di farcela economicamente a sostenere il proprio figlio nella vita e nello studio fuori casa. I costi, infatti, possono superare le possibilità di molte famiglie, a causa anche dei rincari degli alloggi in affitto in molte città italiane: negli ultimi cinque anni, i canoni di locazione mensili di una stanza sul libero mercato sono aumentati di circa il 20%.

Università: i 5 timori più grandi dei genitori con figli fuori sede, le parole di Carla Bisleri, presidente della Conferenza dei Collegi Universitari

“Studiare fuori sede è una tappa importante nel percorso accademico e personale di molti giovani, ma spesso questa scelta è accompagnata da paure, comprensibili, legate alla solitudine, all’organizzazione della vita quotidiana, alla sicurezza e alla sostenibilità economica. Sono preoccupazioni che osserviamo spesso nel nostro lavoro a contatto con studenti e famiglie”, spiega Carla Bisleri, presidente della Ccum. “Per questo i Collegi Universitari di Merito offrono non solo un alloggio sicuro e di qualità, ma un ambiente di vita e di studio che favorisce la costruzione di relazioni, la condivisione e il senso di comunità. Grande attenzione è dedicata al benessere psicologico, alla prevenzione del disagio e allo sviluppo di competenze trasversali – come capacità organizzative, relazionali e di gestione dello stress – sempre più richieste anche dal mondo del lavoro. Caratteristica peculiare e unica dei Collegi di Merito è la formazione extra-accademica. Gli studenti in Collegio hanno un piano formativo personalizzato legato alle soft skill e ad approfondimenti culturali di alto livello che li fa crescere sia da un punto di vista professionale sia personale”.