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Ci voleva quel satanasso di Mourinho per stemperare quel che sembra già scritto e assomiglia tanto a un’accozzaglia di consonanti che stride, gracchia e disturba come solo 30mila o più fischietti sono in grado di fare. Quelli che la Curva nord ha promesso di far risuonare nel catino di San Siro, una lavatrice in centrifuga ogni volta che il fedifrago Lukaku toccherà palla.

Inter-Roma, Mourinho: “Non pesavo che Lukaku fosse così importante”

Inter-Roma di domenica sera sarà innanzitutto quello, che ne dicano la logica e la lettura intelligente e spiazzante come solo il vate di Setubal sa proporre: “Non pensavo che Lukaku fosse così importante per l’Inter”, ha provato a prendere in contropiede l’allenatore della Roma, nei secoli fedele a quell’immortale ruolo di monumento dell’interismo con cui ancora oggi è avvertito al di sopra del Po.

Lui, Mourinho, non ci sarà. Squalificato (ancora) quando si tratta di far visita a quella che lui stesso aveva definito a più riprese “casa mia”, dopo le polemiche di fine partita con la panchina del Monza, il fine settimana precedente.

Europa League: la Roma batte lo Slavia Praga ed è prima nel girone

La capolista Inter è “di gran lunga la squadra più forte della serie A”, ha provato di nuovo ad alleggerire Mou, caricando sulle spalle di Simone Inzaghi il fardello di dover far bene, quasi che vincere sia nulla più che un compitino. Strategia intellettuale superiore, quella di José, perché il lavoro è tutt’altro che semplice per Lautaro e compagnia segnante. Lo dice anche il verdetto dell’Europa League, con il 2-0 allo Slavia Praga che issato i capitolini là in testa al gruppo G, davanti proprio ai cechi, al Servette e allo Sheriff. In gol, neanche a dirlo, proprio l’ex interista Lukaku. Tornato a essere i cecchino dell’ultimo scudetto nerazzurro, grazie anche a un allenatore come Mourinho, più affine al Conte dell’ultimo tricolore interista che al gioco estetico di Inzaghi. Lukaku “è scappato da Milano come un ladro”, non dimentica la Nord. “Ognuno raccoglie quel che semina”, è l’ammonimento rispetto all’accoglienza che riceverà. Perché il calcio resta pur sempre sentimento e passione e non si va da nessuna parte. Lo sa anche Mourinho, anche se non può dirlo, andandosene fischiettando. Con quel suono che a San Siro ricorda gli anni del Trap, ma che da domenica sarà associato anche a Inter-Roma.