Con un duplice obiettivo, risolvere il nodo dei crediti arrivati a 110 miliardi e mettere in sicurezza i conti pubblici, il governo a guida Giorgia Meloni ha deciso di mettere un freno alla cessione del credito ed allo sconto in fattura, introdotti dal governo Conte II.
La misura è stata presentata con un’integrazione all’ordine del giorno del Consiglio dei Ministri ed è suddivisa in due articoli.
Movimento 5 Stelle, Partito democratico e imprese costruttrici hanno fatto sapere fin da subito di essere contrari alla decisione presa dall’esecutivo in merito ai bonus edilizi.
Cosa cambia con le nuove regole sullo sconto in fattura e sulla cessione del credito
Lo sconto in fattura e la cessione del credito saranno completamente bloccati per tutti i nuovi interventi edilizi. Non sono toccati dallo stop gli interventi cominciati prima dell’entrata in vigore delle nuove misure introdotte dal governo Meloni. La sola opzione che resta valida per coloro che cominciano i lavori edilizi è quella della detrazione d’imposta, da scaglionare in 10 anni.
Ad essere interessati da questa modifica sono quindi quei bonus che prevedevano la cessione del credito e lo sconto in fattura: bonus ristrutturazione, ecobonus al 50% e al 65%, sismabonus e bonus facciate.
Inoltre, diversamente da quanto precedentemente disciplinato, le pubbliche amministrazioni non potranno più acquistare i crediti derivanti dall’applicazione dei bonus edilizi. “Questi acquisti – ha sottolineato il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti – rischiavano, come spiegato dall’Eurostat, di avere un impatto diretto sul debito pubblico degli enti locali. Nel mirino non c’è il Superbonus, ma la cessione del credito d’imposta, che ora pesa per ben 110 miliardi di euro. L’urgenza ora è quella di riattivare la possibilità per gli intermediari nell’acquisto di questi crediti”.

