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I dati relativi al reddito pro capite in Italia segna un declino lungo 20 anni: si arranca e lo Stivale scivola verso i Paesi a basso-medio reddito. Questa l’impietosa fotografia del nuovo anno, momento in cui si tirano le somme dei dodici mesi appena passati e si progetta il futuro. Per avere una visione completa ed esaustiva di alcuni argomenti è però necessario andare più indietro e ricorrere a fatti e dati risalenti a più di quarant’anni fa, quando la globalizzazione era agli inizi. L’analisi di oggi parte proprio da quel momento e arriva ai giorni nostri, dipingendo una situazione economica per l’Ue e l’Italia tutt’altro che rosea.

Il reddito pro capite in Italia e la situazione nei Paesi europei

Nel 1980 il prodotto interno lordo per abitante medio dell’Unione europea teneva il passo con quello degli Stati Uniti. Con il passare degli anni però, in particolare con la crisi del 2008, si è creato un notevole divario tra le due economie e nel 2022 il Pil medio europeo (37.400 euro-dollari) era inferiore alla metà di quello statunitense (76.300 dollari).
Secondo il sito dell’Unione europea il Pil complessivo dell’Ue nel 2021 è stato di 14.5 miliardi di euro mentre quello americano di 27.68 migliaia di miliardi di dollari.
Inoltre, oltre a far parte di una fetta di mondo la cui economia arranca nel cercare di tenere il passo con quella americana, l’Italia è tra le economie europee che più fatica a crescere, a differenza di quanto avviene nel caso di Estonia e Slovenia.

I lavoratori che guadagnano di più in Europa

A testimonianza di questa difficoltà è impossibile non citare il gap retributivo: nel 2021 la retribuzione annuale di un lavoratore media in Ue è stata superiore rispetto a quella italiana di 3560 euro. Fino a poco meno di vent’anni fa la tendenza era opposta, era infatti l’Italia ad avere una retribuzione media annua superiore alla media Ue.
Oggi, in Europa, a guadagnare più degli italiani ci sono i lussemburghesi, i danesi, gli irlandesi, i tedeschi e i francesi.
Guadagnano invece meno degli italiani gli spagnoli, i portoghesi, i greci, i maltesi, i ciprioti, i croati, gli slovacchi, i cechi e i lavoratori della maggior parte degli Stati dell’Europa dell’Est: i più poveri sono infatti i bulgari, seguiti da ungheresi, rumeni e polacchi. In Europa Orientale i più fortunati sono invece i dipendenti sloveni, lituani ed estoni.

L’Italia e il problema degli investimenti

Un altro tasto dolente sono gli investimenti: l’Italia non riesce ad essere sufficientemente attrattiva per l’innovazione e le competenze tecnologiche e dunque per gli investimenti dall’estero. Una tendenza che ancora una volta accomuna l’Italia e l’Ue, che guarda da una certa distanza gli investimenti produttivi che raggiungono invece gli Stati uniti.
I numeri economici che registra lo Stivale lo fanno quindi apparire come un candidato a scivolare dai Paesi ad alto reddito a quelli a basso-medio reddito.
Camilla Galvan