aviaria
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Il Centro per la prevenzione e il controllo delle malattie statunitense (Cdc Usa) ha reso nota la prima morte per influenza aviaria H5N1 negli Stati Uniti, avvenuta il 6 gennaio 2025. Si tratta di un over 65 con precedenti patologie che aveva probabilmente contratto il virus dai polli che allevava nella sua proprietà. 

L’allarme si è diffuso rapidamente, creando paure di possibili epidemie e angoscia, proprio come era successo qualche settimana fa con la misteriosa malattia che ha colpito il Congo. Per mettere a freno i timori e chiarire la situazione è intervenuto l’Istituto superiore di sanità che, nella nota stampa pubblicata sul sito ufficiale, parte dalla definizione di influenza aviaria: “Con il termine influenza aviaria si definisce un’infezione virale che si verifica principalmente negli uccelli. In particolare, gli uccelli selvatici, soprattutto acquatici, sono il veicolo principale di diffusione di questi virus, che poi possono essere trasmessi, ad esempio, agli animali da allevamento, provocando danni economici ingenti, e, sporadicamente, all’uomo. I virus aviari hanno una grande capacità di mutare e, recentemente, alcuni di questi ceppi virali sono stati trasmessi anche ai mammiferi, tra cui bovini, e animali da compagnia, in particolare gatti”.

Influenza aviaria, la situazione negli Stati Uniti

Negli ultimi mesi si sono registrati diversi focolai di influenza aviaria negli Stati Uniti, che riguardano in particolare gli allevamenti di bovini da latte, con centinaia di casi negli animali e alcune decine di contagi nell’uomo.

Gli umani contagiati hanno finora generalmente presentato sintomatologia lieve, come congiuntivite e sintomi che coinvolgono le vie respiratorie superiori.

Cosa sta succedendo in Italia

Al momento in Italia non si segnalano infezioni in allevamenti di bovini, mentre, come accade ormai da diversi anni, ci sono stati focolai in allevamenti di volatili analogamente ad altri paesi europei.

Influenza aviaria: i rischi per l’uomo

Nel suo comunicato, l’Iss scrive: “La maggior parte dei virus aviari è relativamente innocua per l’uomo, tuttavia qualche ceppo virale può presentare mutazioni che aumentano il potenziale di infettare altre specie, compreso l’uomo. I casi umani possono essere asintomatici o con sintomi lievi. Al momento non c’è nessuna conferma della possibilità di una trasmissione da uomo a uomo dei virus aviari, e non sono stati riportati casi nell’uomo nell’Unione Europea.

Secondo l’ECDC, ad oggi il rischio infezione per la popolazione generale è basso e può diventare moderato solo per i lavoratori o altro personale esposto in un allevamento in cui siano presenti casi confermati”.

In Italia la sorveglianza dei virus dell’influenza aviaria negli animali è affidata ai servizi veterinari. Il Ministero della Salute progetta, coordina e monitora le attività previste dal Piano Nazionale di Sorveglianza per l’Influenza Aviaria, con il supporto scientifico e tecnico del Centro di Referenza Nazionale per l’Influenza Aviaria ospitato presso l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie (IZSVe).

I Servizi Veterinari delle Regioni/PPAA svolgono le attività del Piano attraverso le ASL/ULSS, responsabili dell’attuazione dei protocolli di campionamento nei volatili domestici e selvatici, e gli Istituti Zooprofilattici responsabili dell’esecuzione dei test diagnostici.

Come si contrae l’influenza aviaria

La principale via attraverso cui è possibile contrarre l’infezione da virus aviari dagli animali è l’inalazione di particelle solide o liquide contaminate dal virus dovuta, ad esempio, all’esposizione ad animali o a prodotti infetti.

Secondo l’EFSA non c’è nessuna evidenza che l’influenza aviaria possa essere trasmessa all’uomo mediante il consumo di carne contaminata. Inoltre, il rischio di entrare in contatto con prodotti contenenti il virus è minimizzato dalle misure di sicurezza previste dalle normative che, ad esempio, impongono l’abbattimento e lo smaltimento sicuro dei capi degli allevamenti in cui vengono trovati animali positivi. Maneggiando in maniera sicura il cibo, cucinandolo e mantenendo una buona igiene durante la preparazione si possono prevenire eventuali rischi di infezione dovuti alla manipolazione di cibo eventualmente contaminato. 

Negli USA, recentemente, sono stati ritirati dei lotti di latte crudo risultato contaminato da virus aviario H5N1. In Italia, al momento, non sono stati trovati bovini infetti da virus aviari. In ogni caso, sono stati già effettuati dei test da parte del Centro di Referenza Nazionale su oltre 3000 capi bovini in aree in cui erano stati identificati casi nel pollame e negli uccelli selvatici che hanno dato esito negativo.

Non si può escludere un rischio di possibile infezione, se pur considerato basso, per gatti o cani, se, per esempio, vivono a contatto con uccelli infetti. È importante evitare, per quanto possibile, il contatto con uccelli selvatici, in vita o deceduti, soprattutto in aree in cui è stata riscontrata la presenza di virus aviari ed evitare di alimentarli con carne cruda o altri prodotti (es. visceri) provenienti da allevamenti non controllati durante i periodi di circolazione virale.