L’importanza del ruolo giocato dalle foreste nel garantire un ambiente salubre per la vita terrestre è ormai confermata e nota. Ampie zone verdi sono infatti fondamentali per mitigare la temperatura, per offrire riparo alla fauna selvatica, per proteggere i bacini idrici trattenendo umidità nel suolo e filtrando gli inquinanti, per offrire a noi tutti l’ossigeno necessario alla vita. Ma altrettanto cruciale è la partita della biodiversità ospitata dalle foreste: tanto più è vasta la biodiversità, tanto più è sana la foresta.
Per scoprire quali sono le migliori strategie per tutelare ed incentivare la biodiversità nelle foreste è stato condotto uno studio su 146 boschi in tutta Europa, coinvolgendo 12 Paesi e 54 ricercatori. I cui risultati dello studio sono stati pubblicati su The Journal of Applied Ecology.
Una volta raccolti i campioni delle 146 foreste, i ricercatori, guidati dal centro di ricerca dell’università Sapienza di Roma e dal Crea – Centro di ricerca alimenti e nutrizione di Arezzo, hanno analizzato gli effetti delle diverse strategie di tutela della biodiversità adottate in Europa. All’analisi e alla raccolta dei dati hanno preso parte anche l’università di Padova, l’università di Sassari, l’università dell’Insubria, il Consiglio Nazionale delle Ricerche, l’Istituto per la BioEconomia di Roma e Istituto di Ricerca sugli Ecosistemi Terrestri di Firenze, l’Eurac Research di Bolzano.
Ne è emerso che a favorire nel modo più efficace il mantenimento della biodiversità degli ecosistemi delle foreste sono le strategie di sfruttamento a bassa intensità. Lo sfruttamento intensivo delle foreste per la produzione di legname riduce la diversità ma aumenta la ridondanza funzionale, ovvero il numero di specie di organismi e microrganismi che svolgono la stessa funzione e che quindi contribuiscono alla resilienza dell’ecosistema.