Hai tra i 30 e i 50 anni? Ecco dove conviene destinare il Tfr
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Anno nero quello del 2022: dalla crisi dei mercati finanziari all’impennata che ha subito l’inflazione, conviene indirizzare il Tfr al fondo pensione? A provare a rispondere, ci ha pensato l’agenzia Smileconomy per conto della sezione Economia del Corriere della Sera, ma prima facciamo un po’ di chiarezza:

Cos’è il Tfr

Acronimo di Trattamento di fine rapporto, il Tfr è la prestazione economica che compete al lavoratore subordinato all’atto della cessazione del rapporto di lavoro, che può accade per qualsivoglia motivo: 

  • Licenziamento
  • Dimissioni
  • Raggiungimento età pensionistica

In parole povere, si tratta di una cifra di denaro prestabilita, che viene corrisposta all’ex lavoratore dall’azienda per cui ha lavorato.

Cos’è il fondo pensione

Il fondo pensione aperto è una forma di previdenza complementare privata istituita da banche, imprese di assicurazione, società di gestione del risparmio (SGR) e società di intermediazione mobiliare (SIM). In altre parole, è uno strumento di risparmio a lungo termine atto a garantire un reddito al risparmiatore alla fine della vita lavorativa, complementare alla pensione erogata dall’Inps (da cui è completamente separato).

E’ conveniente spostare il Tfr sul fondo pensione?

Stando ai risultati dell’analisi condotta da Smileconomy la risposta è sì: il team dell’agenzia di economia ha messo a confronto la rivalutazione del Tfr in azienda, o presso il fondo di Tesoreria dell’Inps per le società con più di 50 dipendenti, avendo a disposizione 10 differenti scenari di possibile andamento del fondo pensione relativo agli ultimi 20 anni. 

Il report di Smileconomy

Per spiegare al meglio ai risparmiatori cosa convenga maggiormente tra Trf e fondo pensione, il Corriere ha chiesto al team di Smileconomy di creare alcune simulazioni. Sono stati, quindi, selezionati 3 profili diversi di dipendenti (30,40 e 50 anni) e si è visto cosa accade qualora questi decidessero di spostare il Tfr in un fondo pensione.

Risultati

E’ emerso che in uno scenario equilibrato e con un profilo di rischio elevato, un lavoratore 30enne o 40enne che sposta il Tfr nel fondo pensione, nel momento in cui arriverà alla pensione disporrà di un capitale più che raddoppiato rispetto a chi invece decide di lasciare la propria liquidazione in azienda. Ecco cosa si legge nel sito del Corriere:

Es. Con il fondo pensione, il 30enne (stipendio netto 1.500 euro) si troverebbe un capitale finale di 154.899 euro, il 127% in più rispetto ai 68.255 euro del Tfr in azienda, mentre il 40enne (stipendio netto 2.000 euro) si troverebbe un montante di 200.635 euro, il 104% in più rispetto ai 98.206 euro di chi ha scelto la liquidazione alla fine della carriera lavorativa.

Un dato ignorato

Dall’esempio sopracitato, è chiaro, quindi, che la scelta più conveniente sia quella di spostare il Tfr sul fondo pensione. Tuttavia, sono moltissimi ancora i lavoratori che ignorano tali dati: dai dati Covip aggiornati a luglio 2022, si legge ancora sul sito del Corriere, dei 376 miliardi di Tfr maturati dal 2007, solo il 22% (82 miliardi) è stato destinato ai fondi pensione.

E il resto dei lavoratori?

Se i lavoratori non hanno intrapreso questa strada, cos’hanno scelto? La parte restante si è divisa in due parti diverse:

  • É rimasta in azienda (il 55%, pari a 208 miliardi)
  • È confluita nel fondo a gestione separata dell’Inps (il 23%, pari a 86 miliardi)