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La nuova geografia del pallone racconta che tra una pizza e un kebap non c’è poi molta differenza. Lo dice la Uefa, che formalizzando l’assegnazione dell’Europeo 2032 ha detto quel che era già nell’aria, proprio come quel profumo che esce da un forno. A legna o a gas, questo è tutto da vedere. La candidatura congiunta di Italia e Turchia si è aggiudicata l’assegnazione del massimo campionato continentale per Nazionali, 4 anni dopo quel che si giocherà tra Regno Unito e Irlanda. Protestanti e cattolici insieme, come poi sarà dopo un poker di primavere anche tra i fedeli di San Pietro e quelli della Moschea blu.

L’assegnazione dell’Europeo a Italia e Turchia per il 2032

L’ironia vera, di questi tempi, l’ha fatta a ragion veduta chi ha sottolineato che “almeno quell’Europeo siamo sicuri di giocarlo”, vista la fiche che dà diritto a disputare il torneo a chi porta la palla e offre anche il campetto per divertirsi. Avrà anche il sapore di sarcasmo, ma non è analisi fuori luogo per chi di calcio ne mastica e non si accontenta di qualcosa di meno che un menù tutto completo. Anche di verità scomode da digerire, proprio come la cipolla arrotolata nel panino.
Ci sarebbe da essere contenti, insomma, non fosse che da qui al 2032 di soli e mezzelune ce ne sono ancora da doversi rincorrere. E quel che accade in giro per il mondo, dall’Ucraina all’Israele europeo nelle competizioni di calcio, certo demanda a successive considerazioni rispetto a quel che oggi è purtroppo sotto gli occhi di tutti.

Stadi vecchi, stadi nuovi e stadi sulla carta: l’Europeo del 2032

Il pensiero, se proprio proprio, è bene impiegarlo in qualcosa di costruttivo. Anche in senso meno metaforico, vedasi voce stadi. L’Italia che guarda al futuro (A 15 anni dalla demolizione del Delle Alpi, l’11 novembre ’08) non può sottrarsi dalla pratica edile di uno svecchiamento degli impianti. Che il refresh l’hanno avuto per Italia 90 e che allo stesso numero rimandano quando si tratta di prendere in considerazione ipotesi di sviluppo e di marketing da nuovo millennio. L’Allianz Stadium della Juve e il nascituro impianto del Milan a San Donato rappresentano il massimo della concretezza: uno stadio reale, inaugurato l’8 settembre del 2011 e che quindi all’Europeo avrà già 22 anni, e un progetto che per ora è solo sulla carta. Mica male, nell’Italia dei cantieri decennali, della Fabbrica del Duomo e degli scioperi al venerdì. Più che Ponte sullo stretto, qui si parla di un’autostrada sospesa sul futuro. E che non deve scavalcare solo pochi metri di onde per andare a compimento. Ma deve raggiungere l’altra sponda del Mediterraneo per far sì che nel Paese dei campioni in carica si possa giocare di nuovo l’Europeo. Seppur tra 9 anni.