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Dal fact checking alle politiche aziendali di inclusione ed equità, con l’avvicinarsi dell’insediamento alla Casa Bianca di Donald Trump i ceo delle principali aziende tecnologiche, social inclusi, si trovano a dover decidere da che parte stare. Diverse le posizioni finora assunte da Meta, Amazon ed Apple. 

Il processo di trasformazione è già cominciato, con Mark Zuckerman, ceo di Meta, che da una parte annuncia che sui suoi social Facebook e Instagram la nuova policy per il fact checking si ispirerà a quella già adottata da X e dall’altra è pronto a rimodulare le politiche di inclusione, equità e diversità (Dei) dalle linee guida aziendali. Bezos segue Meta a ruota sul fronte Dei, mentre Apple prosegue senza indugi.

Come funzionava finora il fact checking

Utili a limitare la diffusione di contenuti falsi, discriminatori o che incitano all’odio o a comportamenti rischiosi e dannosi, gli strumenti di fact checking sui social come li abbiamo finora conosciuti sembrano destinati a svanire. I principali social si sono fino ad oggi affidati a realtà terze per la verifica dell’idoneità dei contenuti pubblicati dagli utenti, controllando che fossero aderenti alle linee guida e non diffondessero falsità. Ora, invece, il check sarà nelle mani dei soli utenti.

Twitter fu apripista nel fact checking affidato alla community

Si può dire che Twitter sia stata la sola piattaforma ad uniformarsi alla visione di Trump ancora prima della sua rielezione. Incredibile, visto che proprio da Twitter il tycoon era stato bandito a vita – dopo l’assalto a Capitol Hill del gennaio 2021 – per aver diffuso notizie false sulle elezioni ed istigato alla violenza, ma vero.

Sul suo X, Musk ha scelto infatti di mantenere la modalità di fact checking ‘interna’, affidata esclusivamente alle segnalazioni degli utenti, adottata dal social nel 2021. Si tratta delle Community notes, conosciute inizialmente come Birdwatch.

Meta adotta sui suoi social le Community notes di X

Meta ha scelto di seguire la medesima strada per i suoi Instagram e Facebook: il controllo dei contenuti non sarà più quindi in capo ai fact checkers di terze parti ma agli utenti, che potranno lasciare ‘note’ sotto i contenuti fuorvianti o potenzialmente pericolosi. Per poter scrivere le Community notes su X gli utenti devono iscriversi al programma, dove per essere ammessi si deve essere registrati ad X da almeno sei mesi e non si deve aver violato le regole della piattaforma nell’ultimo periodo.

Le Community notes sono inefficaci nel contrastare odio e falsità social

Secondo un’indagine condotta dal Center for Countering Digital Hate, le Community notes erano assenti in oltre il 90% dei 283 post fuorvianti analizzati nello studio. Gli stessi post sono rimasti visibili, e senza note della community, raccogliendo complessivamente due miliardi di visualizzazioni. Questo dato preoccupante evidenzia una mancanza di capillarità ed efficacia del sistema delle Community notes adottate da X. Lo stesso lacunoso risultato ce lo si può aspettare con l’adozione delle stesse linee guida da parte dei social di Meta. 

Apple pecora nera sul fronte dell’inclusione 

Anche le politiche aziendali di inclusione, diversità ed equità vacillano, con la sola Apple che mantiene dritta la schiena e chiede agli azionisti, attraverso il consiglio di amministrazione di cui fa parte anche Tim Cook, di votare favorevolmente la conferma dei programmi di diversità, equità ed inclusione (Dei) della società. Una richiesta che arriva in seguito a quella del think tank conservatore del centro nazionale per la ricerca sulle politiche pubbliche, il quale ne aveva proposto l’abolizione. 

A pochi giorni dalla rielezione di Trump era arrivata la notizia che Meta, come accennato ad inizio articolo, aveva intenzione di rimodulare e ripensare le politiche aziendali di inclusion, equity and diversity, le stesse politiche accusate dal presidente eletto di essere parte di una ‘agenda woke’. Con un memorandum interno l’azienda di cui Mark Zuckerberg è ceo motivava la decisione con “il cambiamento del contesto legale e politico”.

La stessa strada ha scelto di seguirla Amazon, di Jeff Bezos, che ha comunicato ai dipendenti di star lavorando per ‘eliminare i programmi obsoleti’ in tema di diversity, equity and inclusion, ma non solo: anche Walmart, McDonald’s, JPMorgan Chase e BlackRock hanno scelto di prendere una direzione simile.