Lavorare meno a parità di salario: è il sogno a cui aspirano molti lavoratori in Italia e nel mondo e che sempre più sta diventando realtà, senza che ciò comporti un calo di produttività per i datori di lavoro. Anzi. La settimana corta è un modello lavorativo già presente in molte realtà europee, ma seppur con leggero ritardo, il fenomeno sta prendendo piede anche all’interno di molte aziende italiane.
L’Italia scopre la settimana corta: la scelta di molte aziende leader
Intesa Sanpaolo, Luxottica, Lamborghini, Sace, Lavazza: sono sempre di più le aziende del Bel Paese che hanno dato il via alla formula della settimana corta per agevolare il benessere dei propri dipendenti e garantire loro maggior equilibrio tra vita e lavoro. A maggio 2023 Intesa Sanpaolo, tra i leader degli istituti bancari presenti sul territorio nazionale, ha raggiunto un accordo con i sindacati riguardo lo smart working e l’adozione della flexy week, la settimana corta.
Già 40 filiali di grandi dimensioni della Banca dei Territori in cui è in vigore la settimana corta, dove i dipendenti lavorano su turni di 9 ore per 4 giorni con una riduzione di orario da 37,5 a 36 ore, su base volontaria, a parità di retribuzione secondo le esigenze tecnico-operative dell’azienda. Ma non solo: il personale di oltre 250 filiali più piccole, a partire dall’1 novembre 2023, può richiedere e fruire volontariamente della settimana corta, nel giorno di chiusura della filiale, nonché può utilizzare l’elasticità di orario, iniziando il proprio turno tra le 7 e le 10 del mattino, sia in smart working sia in presenza.
La settimana lavorativa di 4 giorni su 5: da Intesa a Luxottica
Un altro esempio di adozione della settimana corta all’interno della propria azienda è Luxottica, colosso italiano nella produzione e commercio di occhiali, presente in oltre 150 paesi del mondo. In via sperimentale, infatti, l’azienda ha dato il via alla settimana lavorativa su 4 giorni, dal lunedì al giovedì, per i lavoratori delle aree produttive (15 mila dipendenti), su base volontaria. L’esperimento avrà una durata di 20 settimane, secondo l’accordo sottoscritto da Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil e le Rsu nell’ambito nuovo contratto integrativo dell’azienda e comprende tutti i dipendenti presenti negli stabilimenti di Agordo, Sedico, Cencenighe Agordino, Pederobba, Lauriano (Torino) e Rovereto (Trento).
Settimana corta e smart working: la scelte delle aziende italiane
Anche Lamborghini apre le porte alla settimana corta: previo accordo con i sindacati, infatti, la proprietà ha stipulato l’introduzione di una settimana di lavoro di 33 ore e mezzo. In particolare, per tutti i dipendenti che lavorano su due turni, si alterna una settimana formata da 4 giorni a una canonica da 5, mentre per chi è impegnato su tre turni, si alternano due settimane da 4 giorni e una da 5. Le novità in Lamborghini, però, non finiscono qui, perché si è parlato anche di ampliamento del lavoro agile, di corsi legati al benessere e al fitness e di altre proposte legate al welfare del lavoratore.
Simili sperimentazioni anche in casa Lavazza, dove è prevista l’introduzione dei cosiddetti venerdì brevi, da maggio a settembre: tutti i dipendenti del Centro direzionale possono uscire in anticipo, dopo sole 5 ore di lavoro, contro le 8 abituali. Come? Attraverso l’utilizzo di parte dei riposi individuali previsti dal contratto nazionale stipulato dall’azienda del settore alimentare. E’ già passato un anno di sperimentazione e continuerà per i prossimi anni.
Non solo nel privato: l’introduzione dell’elasticità anche nel settore pubblico
Da ultimo, ma non per importanza, Sace, l’azienda controllata dal ministero dell’Economia e delle finanze che si occupa di garanzie per l’export, ha introdotto il modello della settimana corta attraverso la nuova organizzazione del lavoro “Flex4Future”: lavoro agile illimitato, eliminazione controlli sulle timbrature e flexy week coinvolgeranno 950 lavoratori che verranno esaminati all’interno di un’indagine da parte dell’Osservatorio smart working della School of management del Politecnico di Milano per monitorare l’efficacia e analizzare gli impatti del percorso, la produttività e il benessere delle persone.
Mariangela Da Campo