Pioli
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Quando frequentava l’altra parte del Naviglio, l’avevano ribattezzato “il Normalizzatore”. Stefano Pioli, soffiata la quarta candelina sulla torta rossonera proprio lunedì 9 ottobre, oggi è qualcosa di più.

Il trasformismo di Pioli: dallo scudetto allo 0-4 di Napoli

È stato necessario un campionato e più per tornare in vetta solitaria alla classifica, ma nel frattempo del Pioli che fu quasi non c’è n’è più traccia. Naturalmente per il tricolore che gli colora anche l’avambraccio, ma anche e soprattutto perché l’allenatore del Milan nel mentre è diventato anche molto altro. Lui stesso ha più volte descritto come siano state le difficoltà a formare il gruppo e a dargli compattezza, a plasmare lo stesso allenatore chiedendogli di trovare soluzioni diverse. Dal mese di gennaio, Pioli ne era uscito con le ossa rotte e con una radiografia di risultati che non faceva presagire a nulla di buono. Con la costanza e la capacità di reinventarsi, il tecnico emiliano ne è uscito cambiato. La squadra ha abbandonato la difesa a 3 e i rossoneri hanno scoperto il 4-2-3-1. L’occasione è stato lo 0-4 in campionato a Napoli, in quelle che settimane che portavano anche al confronto di Champions League con i partenopei, futuri campioni d’Italia.

La crescita nelle sconfitte: il segreto del Milan capolista

Gli infortuni, il peso del titolo di campioni in carica, non hanno affossato Pioli e quella capacità di tirarsi fuori dal pantano che oggi ha quel nome che tanto va di moda e si legge resilienza. Dopo il 5-1 del derby di metà settembre, il Milan è parso nuovamente in preda dei soliti incubi, gli stessi vissuti a Riad nella finale di Supercoppa e nei due euroderby di semifinale, in Champions. Eppure Pioli ha saputo tenere la barra dritta, senza mai nascondere quanto male avesse fatto quella sconfitta contro l’Inter in campionato e quel filotto di risultati negativi contro i cugini. E il Milan, che nel frattempo aveva cambiato nuovamente virando sul 4-3-3 per poi scegliere anche il 3-4-3, l’ha ripagato con il primo posto solitario in classifica. Nel buio dei momenti difficili Pioli ha sempre avuto una stella polare: quella del lavoro. Che lo fa navigare verso un’altra stella: la seconda, da cucirsi sulla maglietta.