Rublev
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“Il segreto? Non ho detto una parola, dall’inizio alla fine della partita”. Ci sono giocatori per i quali il tennis è piuttosto semplice: bisogna picchiare forte cercando il colpo vincente. E bisogna cercare di restare concentrati, respingendo i propri demoni. La carriera del tennista russo Andrey Rublev, campione fin qui sprovvisto di un trionfo Slam (da cui, per la verità, è rimasto sempre piuttosto lontano), si può riassumere nelle sue parole seguite alla vittoria in rimonta su Carlos Alcaraz. A Madrid si sta vedendo – a tratti – un Rublev più accorto nelle reazioni, più controllato. Quasi zen. Ed è questo che sta facendo la differenza.

L’iracondo Rublev e la sua svolta zen: “Non mi lamento più”

È questo che ha permesso al russo di trovare la chiave per avere la meglio su colui che cercava il terzo titolo di fila sul rosso della Capitale. “Quando ho cominciato a pensare a quanto stavo giocando bene – ha aggiunto Andrey – ho cominciato a perdere. E in due mesi non ho combinato nulla. Quindi deduco sia meglio, per me, smettere di pensare qualsiasi cosa”. ‘Rublo’ ci ha messo cuore e servizio, in questa rimonta che potrebbe dare la svolta a una stagione nata bene (vittoria a Hong Kong, quarti a Melbourne) e poi proseguita con tante sconfitte evitabili, inframmezzate da scatti d’ira al limite dell’autolesionismo.

Il nuovo Rublev, diventato grande a Madrid: tempo di un major?

Fernando Vicente, che lo ha portato a diventare un solido top 10, possiede una pazienza infinita e sa come prendere il suo pupillo, anche se non sempre i risultati sono quelli sperati. “L’unico modo per vincere è smettere di lamentarsi”, aveva suggerito il coach iberico di recente. Ma il lamento di Andrey pareva infinito. A Madrid, invece, qualcosa è cambiato. Un cambiamento che potrebbe – come accaduto altre volte – sfuggire senza lasciare traccia, non sfociare in nulla di permanente. Tuttavia, questo inseguimento di Rublev verso un carattere diverso da quello che è insito nella sua natura è degno di attenzione ed è quasi commovente. Non è dato sapere se un giorno, insieme a una calma apparente, possa arrivare anche il titolo di un major. Vicenda più complessa, che non riguarda solamente la gestione della rabbia e delle emozioni.