Capita spesso quando si è al mare di iniziare passeggiate per il bagnasciuga del proprio lido, percorrendo magari anche lunghe distanze senza rendersene conto. Capita, anche, di preferire l’esposizione ai raggi solari piuttosto che rilassarsi sotto l’ombrellone, con l’intento di prendere una colorata tintarella. Tuttavia, è importante tenere a mente alcune accortezze per preservare la propria salute della pelle.
Melanoma cutaneo: definizione, incidenza e fonte di rischio
L’istituto Superiore di Sanità delucida chiaramente sul melanoma cutaneo, spiegando che: “è un tumore maligno che si origina dai melanociti della cute e delle mucose, da quelli che costituiscono i nevi o, molto più raramente, dai melanociti posti in sedi extracutanee (occhio, meningi, orecchio interno, etc…). Il melanoma si sviluppa in tempi successivi attraverso vari stadi di progressione in cui presenta aspetti clinici ed istologici diversi […]”.
Per quanto concerne, invece, l’incidenza italiana, viene in aiuto l’Airc, la Fondazione Italiana per la Ricerca sul Cancro: “Il melanoma cutaneo è piuttosto raro nei bambini e colpisce maggiormente con l’avanzare dell’età, anche se l’età media alla diagnosi si è abbassata negli ultimi decenni. Rappresenta, infatti, uno dei tumori più comuni tra i giovani adulti con meno di 30 anni. […] In Italia è il terzo tumore più frequente al di sotto dei 50 anni in entrambi i sessi e nel 2023 sono state stimate circa 12.700 nuove diagnosi, di cui 7.000 tra gli uomini e 5.700 tra le donne”.
“Il principale fattore di rischio per il melanoma cutaneo è l’esposizione eccessiva e ripetuta alla luce ultravioletta (UV), che arriva fino a noi sotto forma di raggi UVA e UVB, ed è principalmente veicolata dai raggi del sole”, continua l’Airc.
Miti da sfatare per chi si espone al sole
Appurato che i raggi solari possono essere potenzialmente pericolosi per la salute della propria pelle, è opportuno sfatare qualche mito e ricordare qualche importante verità da tenere a mente quando ci si sdraia al sole: non è vero che basta applicare la crema solare una volta al giorno, anzi, è consigliato applicarla ogni due ore, anche se nelle indicazioni del flacone c’è scritto ‘resistente all’acqua’, in quanto è inevitabile che a contatto con l’acqua la protezione si riduca.
Un altro falso mito a cui prestare attenzione è che sia sufficiente un piccolo strato di crema per proteggersi, non è vero: per ottenere la protezione spf (fattore di protezione solare) si dovrebbe utilizzare circa due milligrammi di protezione solare per centimetro quadrato di pelle, l’equivalente di un bicchierino (due cucchiai) di protezione solare sulle aree esposte del viso e del corpo come afferma Skin Cancer Foundation.
C’è un ultimo mito da sfatare per chi è solito prendere il sole: non è vero che le creme solari impediscono del tutto la produzione di vitamina D, in quanto nessun filtro solare protegge dai raggi al 100%, quindi è possibile ottenere comunque i benefici dell’acquisizione della vitamina D dall’esposizione al sole.
Verità da ricordare per chi si espone al sole
Come appreso dall’Airc, l’esposizione al sole e i danni che può portare al Dna delle cellule della pelle possono causare i melanomi, quindi è vero che l’esposizione ai raggi solari senza i dovuti filtri protettivi possono provocare invecchiamento e tumori delle pelle.
Creme, spray e gel sono filtri solari che contengono delle sostanze attive, divisibili in due composti: inorganici, che assorbono, riflettono e disperdono i raggi UV e organici, che captano i raggi UV, la cui energia assorbita viene emessa come radiazione a bassa energia oppure dissipata sotto forma di calore. Quindi, è vero: tutte le protezioni solari contengono sostanze che assorbono o diffondono i raggi UV.
L’spf riguarda solo i raggi UVB, è vero. Tuttavia, se il filtro solare in questione dovesse contenere anche una protezione da raggi UVA (radiazioni ultraviolette più ampie rispetto alle UVB), deve avere un logo standardizzato inserito sul flacone.

