testamento biologico e fine vita
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Il testo base della legge sul fine vita è stato approvato dai componenti delle Commissioni Sanità e Giustizia del Senato, contrarie le opposizioni. Entro l’8 luglio si potranno presentare gli emendamenti, il 17 dello stesso mese è atteso in Aula. 

In Italia quello del fine vita è un tema caldo da tempo. Sono infatti anni che nei Palazzi del potere le visioni sull’argomento dei partiti di centrosinistra si scontrano con quelle del centrodestra, senza mai arrivare ad un punto d’incontro che possa soddisfare i punti considerati inalienabili da ciascuna delle parti. 

Forti anche le richieste di singoli, cittadinanza e associazioni nelle piazze e sui media, dove si fanno portavoce – a seconda delle convinzioni – dell’importanza di dotarsi di una legge sul fine vita, come fa l’Associazione Luca Coscioni di Marco Cappato, o di tutelare la sacralità della vita in ogni circostanza, come accade nelle manifestazioni promosse da realtà come Pro Vita e Famiglia.

Sul sito ufficiale dell’associazione che da qualche giorno ha lanciato una raccolta firme per ‘L’eutanasia legale’, si leggono le parole di Marco Cappato al riguardo: “Le persone con patologie irreversibili e sofferenze insopportabili hanno già diritto da sette anni a essere aiutate a morire senza soffrire in Italia grazie alla sentenza della Corte Costituzionale. Ora il Governo vuole restringere e cancellare questo diritto eliminando il ruolo del Servizio Sanitario Nazionale. Come Associazione Luca Coscioni invece proponiamo attraverso la legge di Iniziativa Popolare Eutanasia Legale di estendere il diritto ad essere aiutati anche da parte di un medico e anche per le persone che non siano dipendenti da trattamenti sanitari come i malattie terminali di cancro. Dopo aver raccolto  50.000 firme, a nome delle persone che avranno aderito presenteremo questa proposta entro metà luglio e il Parlamento dovrà discuterne quando avvierà il dibattito sul tema, dal 17 luglio in poi”.

Mentre su quello dell’associazione presieduta da Toni Brandi si trova un articolo che riporta quanto detto da quest’ultimo in audizione alla Regione Sardegna all’inizio di giugno di quest’anno, i cui punti centrali sono “la vita è un bene non solo personale ma anche sociale”, legalizzare il suicidio assistito “non è un atto neutro: cambia la cultura, crea precedenti e apre a derive” e “Aiutare a morire non è compassione. È resa”. 

Il testo base della legge sul fine vita, presentato da Pierantonio Zanettin di Forza Italia e Ignazio Zullo di Fratelli d’Italia, prevede 4 articoli.

Nel testo si sottolinea innanzitutto che “il diritto alla vita” è “presupposto di tutti i diritti dell’ordinamento” e deve essere tutelato “senza distinzioni”. Nei successivi punti si stabilisce l’esclusione del Ssn dalla procedure per il fine vita, infatti si legge che “il personale in servizio, le strumentazioni e i farmaci, di cui dispone a qualsiasi titolo il Sistema Sanitario Nazionale, non possono essere impiegati al fine della agevolazione del proposito di fine vita”, si indica un nuovo ente responsabile della valutazione dei casi e delle richieste, non più il Comitato etico ma il Comitato nazionale di valutazione, di nomina governativa. Nell’articolo 3 si parla invece di cure palliative e se ne regola l’accesso con l’intenzione di scongiurare gap e disuguaglianze su base regionale. 

A cambiare, rispetto alla bozza, anche le tempistiche: la valutazione dei requisiti avverrà in 90 giorni, e non più in 120, e la richiesta potrà essere ripresentata, in caso di respingimento della precedente, dopo soli 6 mesi, contro i 4 anni previsti in bozza.