Le microplastiche sono un grosso problema non solo per la salute del pianeta ma anche per quella animale ed umana. Nonostante della plastica non si possa fare del tutto a meno, la durevolezza del materiale e, al tempo stesso, la sua frammentazione in micro e nano plastiche rappresentano un rischio sempre maggiore per gli esseri viventi.
Microplastiche negli organi deli esseri viventi
Frammenti più o meno microscopici di materiale plastico possono infatti insinuarsi all’interno degli esseri viventi, fino ad arrivare al flusso sanguigno e agli organi vitali, cervello, reni e fegato in primis, dove si accumulano e non possono essere smaltite.
Uno studio condotto dall’University of New Mexico degli Stati Uniti e pubblicato di recente su Nature Medicine, evidenzia come la presenza di microplastiche e nano plastiche nel cervello umano è aumentata rapidamente negli ultimi anni.
L’aumento percentuale di materiale plastico rinvenuto a livello cerebrale è passato dai 3345 µg per ogni grammo di materia del 2016 ai 4917 µg del 2024, una crescita del 47% in soli 8 anni.
Lo studio dell’università del New Mexico
Per lo svolgimento dello studio, i ricercatori hanno analizzato i campioni di cervello, reni e fegato di 52 soggetti deceduti in New Mexico: 28 persone venute a mancare nel 2016 e 24 nel 2024. Il team di ricerca ha poi confrontato i risultati con quelli derivanti dall’analisi di campioni di organi provenienti da persone decedute sulla costa orientale degli Stati Uniti tra il 1997 e il 2013.
Microplastiche: a soffrire il bioaccumulo è soprattutto il cervello
A patire la sorte peggiore è proprio il cervello, dove le microplastiche si accumulano maggiormente. Benchè non sia ancora chiaro come le microplastiche e nano plastiche possano influenzare la salute, è plausibile che esse, essendo corpi estranei – seppur minuscoli – all’interno del corpo, abbiano un effetto negativo sull’organismo. Potrebbero infatti ostruire il flusso del sangue, o modificare le connessioni tra gli assoni nel cervello. Inoltre, gli ammassi di microplastiche nel cervello potrebbero rappresentare un luogo perfetto per dare il via all’accumulo di proteine coinvolte nella demenza.