Se per neonati e bambini la cadenza delle vaccinazioni è ben conosciuta dai genitori e attentamente seguita dal pediatra, quando si è adulti potrebbe essere più complesso capire a che vaccinazioni ci si deve sottoporre, quando e ogni quanto tempo. Esistono infatti diversi tipi di vaccinazione: alcuni possono essere effettuati solo una volta quando si è piccoli, altri vanno ripetuti nel corso della vita e altri ancora possono essere somministrati solo dopo una certa età e sono consigliati ad alcune categorie di persone piuttosto che ad altre.
Essendo la vaccinazione uno dei più preziosi strumenti di prevenzione di cui dispone la medicina moderna, è fondamentale essere a conoscenza della disponibilità di questi farmaci che non solo tutelano da malattie gravi ma che, talvolta, possono addirittura salvare la vita.
Come riportato sul sito del Ministero della Salute, il nuovo Calendario vaccinale, valido dal 2023 al 2025, prevede le seguenti novità per adolescenti e adulti:
- l’estensione dell’offerta attiva della vaccinazione contro l’HPV alle donne 25enni non vaccinate in occasione dello screening per la cervice uterina
- l’allargamento dell’offerta vaccinale per i soggetti a rischio, come nel caso del vaccino per l’Herpes Zoster per i soggetti a rischio a partire dai 18 anni di età
- la possibilità di inserire la vaccinazione contro il meningococco B nell’adolescente, in base alla situazione epidemiologica della singola Regione e provincia
- il mantenimento della gratuità fino ai 18 anni compresi, in caso di adesione ritardata, delle vaccinazioni raccomandate non obbligatorie dell’infanzia e adolescenza
Sempre in base al nuovo Calendario vaccinale, le seguenti vaccinazioni per l’adulto sono gratuite:
- vaccinazione contro difterite, tetano, pertosse: richiamo ogni 10 anni
- anti-pneumococcica nei 65enni e nei pazienti fragili (malati cronici e immunodepressi)
- anti-Herpes Zoster nei 65enni e nei pazienti fragili (malati cronici e immunodepressi)
- anti-influenzale per tutte le persone a partire dai 60 anni di età e nei pazienti fragili (malati cronici e immunodepressi)