Il calciatore Lautaro Martinez, capitano dell’Inter, è uno dei protagonisti indiscussi di questo scudetto nerazzurro. Quello della seconda stella, che si è accesa proprio in casa del Milan. Grazie ai suoi 23 gol in 33 giornate di campionato, si è reso uno dei giocatori fondamentali per il gioco di Simone Inzaghi.
Il suo rinnovo con i meneghini sembra cosa fatta, andrebbe a guadagnare 9 milioni netti, ma adesso nella testa del “Toro” c’è sicuramente altro: i festeggiamenti e le ultime partite prima della fine della stagione. A palloni fermi se ne riparlerà sicuramente.
Lautaro Martinez, lo scudetto con l’Inter e le origini in Argentina
Ma da dove parte la storia di Lautaro? Per scoprirlo bisogna prendere un aereo e viaggiare oltreoceano fino ad arrivare in Argentina, più precisamente a Bahia Blanca, una cittadina argentina nei pressi di Buenos Aires e che affaccia sull’oceano Atlantico. Lauti nasce nel 1997 e in quell’anno l’Inter arrivò seconda in Serie A dietro solo alla Juve guidata dai gol di Del Piero ed allenata da Lippi. Il calcio scorre nelle vene della famiglia Martinez, il padre dell’argentino infatti era un buon terzino sinistro della seconda divisione del paese sud americano.
Adesso si conosce Lautaro come un grande goleador, ma all’inizio lui e la porta avversaria erano molto distanti. Inizia a giocare da difensore centrale, ma col tempo il piccolo Lauti capisce che nelle retrovie non si divertiva e voleva sempre andare in attacco, proprio come il suo idolo Radamel Falcao. Dopo essersi messo in luce con il Liniers, le sue performance a livello giovanile attraggono l’attenzione dell’allenatore ad interim del Racing Club, Fabio Radaelli, che successivamente tenta in tutti i modi di ingaggiarlo, cosa poi avvenuta nel gennaio 2014.
Lautaro Martinez, l’ex difensore diventato goleador
Subito dopo essere entrato a far parte del club, Martinez ha un senso di nostalgia della sua città natale e vuole farci ritorno: convinto a rimanere dal compagno di squadra Braian Mansilla, durante la sua permanenza nella squadra di riserva segna 53 gol in 64 presenze. Esordisce nel campionato argentino il primo novembre 2015, sostituendo proprio Diego Milito nella vittoria interna contro il Crucero del Norte (3-0). In possesso di un buon bagaglio tecnico — in particolare per quanto riguarda il dribbling— si distingue per il fiuto del gol e la capacità di fornire assist ai compagni di squadra. Prolifico finalizzatore, denuncia la maggior carenza nella trasformazione dei calci di rigore, come i tifosi nerazzurri ben sanno.
Dinamico, veloce e agile, è noto per il suo stile di gioco elegante e la capacità di finalizzare l’azione, oltre alla sorprendente forza fisica e l’abilità aerea nonostante la sua statura ridotta. In grado di agire sia come prima che come seconda punta, rende al meglio quando supporta un centravanti. Viene soprannominato El Toro per le doti agonistiche e il carisma in campo. Proprio un ex attaccante della Nazionale argentina e dell’Inter, Hernan Crespo, ha paragonato Martinez al connazionale Sergio Aguero. È da ricordare che Lauti è arrivato a Milano con la benedizione di un certo Diego Milito, non proprio uno di cui in Viale della Liberazione si sono scordati.
Il Racing e quel contratto con l’Atletico Madrid sfumato per merito dell’Inter
Infatti il passaggio di Martinez dal Racing, il suo primo club professionistico, fino al Biscione è stato per la maggior parte coordinato dal vicepresidente Javier Zanetti e suo ex compagno di squadra e amico “El Principe”. In realtà il futuro di Lautaro poteva essere molto lontano da Milano. Già perché prima dell’Inter sul ragazzo c’era il forte interesse della squadra che ha eliminato i nerazzurri quest’anno dalla Champions League, l’Atletico Madrid. “Operazione chiusa al 99%”, dicevano dalla Spagna: il Toro fu ad un passo dai Colchoneros. Poi il blitz dell’Inter e il sorpasso in extremis. Tanto che il 4 luglio 2018 viene ufficializzato il suo trasferimento all’Inter per una cifra vicina ai 25 milioni di euro, con annessi bonus. Il resto è storia e Lautaro ora vuole ancora scriverne ancora tante pagine.