Vacanze finite: c’è chi torna al lavoro, chi torna a scuola o chi comincia un nuovo percorso. In un panorama geopolitico come quello attuale, caratterizzato da intense incertezze dettate da guerre e crisi climatica, i genitori ambiscono sempre più a mettere in sicurezza i propri figli anche dal punto di vista economico, pianificando il futuro attraverso l’investimento.
In tal senso, L’Economia del Corriere con l’aiuto di Smileconomy, società indipendente di ricerca e consulenza finanziaria, assicurativa e previdenziale, ha disegnato tre modalità di investimento utili per costruire un piccolo tesoretto.
Il piano di accumulo
Quando si parla di piano di accumulo si fa riferimento al Pac – piano di accumulo del capitale, una strategia di investimento a lungo termine che consiste nell’acquisto regolare di strumenti finanziari attraverso versamenti periodici di capitale. In altre parole, il Pac è un salvadanaio in cui si inseriscono delle piccole somme di denaro in automatico per un certo periodo di tempo. Questo denaro, poi, viene investito in azioni e obbligazioni con l’intento di far crescere i risparmi. Nel lungo periodo, il piano di accumulo è una forma di investimento che permette di pianificare il futuro e garantire così una certa somma ai propri figli da spendere in obiettivi ambiziosi come l’acquisto di una casa o di un’auto.
L’esempio riportato da L’Economia del Corriere spiega chiaramente il funzionamento del piano di accumulo: “Se il bambino destinatario del piano di risparmio ha tre anni, e l’obiettivo è realizzare un capitale di 30mila euro al raggiungimento della maggiore età, bisogna versare 113 euro al mese in un portafoglio azionario globale, oppure 154 euro se si sceglie un investimento più prudente, meno esposto, cioè, ai saliscendi del mercato: 70% bond, 30% azioni. È vero che ci sono anni, come il 2022, segnati da brusche cadute anche per il reddito fisso, ma si tratta di casi rari. Per un obiettivo più ambizioso, 50mila euro, l’esborso varia da 143 euro a quasi 400 euro, in base alla durata del piano e alla composizione del portafoglio”.
La pensione di scorta
Dal sito ufficiale ‘Quello che conta’, portale dell’educazione finanziaria del ministero, il fondo pensione aperto è: “Una forma di previdenza complementare privata istituita da banche, imprese di assicurazione, società di gestione del risparmio (SGR) e società di intermediazione mobiliare (SIM). […] L’adesione a un fondo pensione aperto consente di: destinare parte dei tuoi risparmi per integrare la tua pensione di base e ricevere una pensione complementare, anche reversibile (in favore del coniuge o di altri beneficiari da te designati); affrontare eventuali difficoltà personali e lavorative (ad esempio, spese sanitarie per te, per il tuo coniuge e figli, acquisto e ristrutturazione della prima casa di abitazione, anche dei tuoi figli, inoccupazione); agevolare l’uscita dal mondo del lavoro e la transizione verso il pensionamento”.
Ecco, quindi, che il fondo pensione si rivela una valida alternativa per pianificare il futuro nel lungo periodo, come spiega con un chiaro esempio L’Economia del Corriere: “100 euro al mese in una linea azionaria intestata a un neonato, a distanza di 18 anni si traducono in una rendita pensionistica di 528 euro al mese, di cui l’erede potrà beneficiare una volta maturati i requisiti per la pensione. Al risparmio accumulato, comunque, potrà accedere molto prima, a certe condizioni. Potrebbe anche decidere di proseguire a sua volta lungo il percorso tracciato dal genitore e, raggiunti i 67 anni di età, si troverebbe un piccolo tesoro: una rendita di oltre mille euro al mese, pari a una capitale equivalente di quasi 300mila euro”.
Riscattare gli anni di laurea
Un terzo metodo per garantire a se stessi e ai propri figli un piccolo tesoretto nel futuro è quello del riscatto degli anni di laurea. Fondamentalmente si tratta della possibilità che vengano riconosciuti al richiedente, previo pagamento di una certa somma di denaro, gli anni di corso legale dell’università ai fini della pensione. Possono essere riscattati i seguenti diplomi e dottorati: i diplomi universitari (corsi di durata non inferiori a due e non superiori a tre anni); i diplomi di laurea (corsi di durata non inferiori a quattro e non superiori a sei anni); i diplomi di specializzazione post laurea e quelli conseguiti al termine di un corso di durata non inferiore a due anni; i dottorati di ricerca i cui corsi sono regolati da specifiche disposizioni di legge; i titoli accademici introdotti dalla riforma dell’Università del 1999 (decreto n. 509/1999): laurea (al termine di un corso di durata triennale) e laurea specialistica (al termine di un corso di durata biennale cui si accede con la laurea).
L’Economia del Corriere, spiega nel dettaglio in quale caso il riscatto degli anni di laurea possono rivelarsi un vantaggio: “Se un ragazzo si laurea in corso e trova subito un impiego, a 24 anni, allora il momento della pensione può essere anticipato di circa due anni e mezzo, a condizione che durante la propria carriera lavorativa non si trovi a fare i conti con periodi di inattività. Per una lavoratrice, il beneficio sarebbe superiore di circa un anno. Se lo stesso giovane, però, avesse iniziato a lavorare dopo il compimento dei 27 anni, il riscatto di laurea agevolato non servirebbe ad anticipare l’uscita dal mondo del lavoro, ma solo ad aumentare — molto marginalmente — l’importo dell’assegno pensionistico”.