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Che sarebbe stata una domenica importante, una di quelle da segnare sul calendario per non farsela scappare, per esserci a tutti i costi, lo si era capito quindici giorni prima. In Olanda, fra le dune di Zandvoort i due piloti della Ferrari avevano, a modo loro, infiammato l’aria e scatenato l’interesse e la passione dei tifosi della Rossa. Con il secondo posto, alle spalle di Alan Jones, Jody Scheckter aveva messo una seria ipoteca sul titolo Piloti. Con il giro su tre ruote Gilles Villeneuve aveva messo un’altra tacca d’ammirazione nei cuori degli appassionati.

L’edizione numero 50 del Gp d’Italia a Monza: 9 settembre 1979

Ma ora è domenica 9 settembre, anno di grazia 1979. Sta per andare in scena la cinquantesima edizione del Gran Premio d’Italia a Monza. L’anno prossimo, lo si sa già, la gara emigrerà a Imola per cominciare anche da noi quel principio d’alternanza che Francia e Inghilterra adottano da tempo. Fra un anno però, perché adesso le monoposto sono già in griglia. I francesi con il loro turbo sulle gialle Renault sono davanti a tutti. JeanPierre Jabouille e René Arnoux ricordano il primo vincitore della gara in terra d’Italia, nel lontano 1921, Jules Goux e la sua Ballot. Quella volta i “cugini” ci fregarono. Questa volta forse non ci riusciranno perché, dietro loro, scalpitano i Cavallini “rossi” di Jody, in seconda fila, e quello di Gilles una riga più indietro.

Fittipaldi, Lauda e Andretti sulla griglia del 1979

Non ci sono solo loro da seguire però. In quel 1979 il gruppo di piloti a Monza è di quelli da leccarsi i baffi. Ci sono tre campioni del mondo: Fittipaldi, Lauda e Andretti. Ce ne sono altri, Jones, Piquet e Rosberg che lo diventeranno da lì a pochi anni. C’è gente che il titolo non lo vincerà mai ma invece di gran premi se n’erano già presi più d’uno. Tipo, andando in ordine di griglia, Jabouille, Regazzoni, Laffite, Ickx, Reutemann, Watson, Mass e il nostro Vittorione Brambilla. E poi ci sono quelli pronti a farlo, e che ci riusciranno in futuro. Rispondono al nome di Arnoux, Pironi, Tambay, tre francesi, così come ce la faranno anche Patrese e De Angelis. Ma ci sono pure Giacomelli, Stuck e Jarier, che non vinceranno mai un gran premio ma il podio lo vedranno più volte. Insomma, non ce n’è uno che valga poco, e tutti insieme valgono ben più del biglietto d’ingresso. “Portoghesi” a parte.

Il turbo di Arnoux, Scheckter e un Gp con l’iride nel mirino

Però, pur con così tanto splendore, gli occhi in tribuna cercano loro due, i ferraristi che, conti alla mano, devono temere solo la Ligier di Jacques Laffite per la corsa al titolo Piloti. Quello Costruttori ormai è come se fosse già a Maranello. Il pomeriggio è già vicino alla sua metà quando si spegne il semaforo e le monoposto schizzano verso al prima variante. Arnoux parte meglio del compagno e comanda il gioco con Scheckter che gli si mette dietro. Poi il turbo, francese come lui, a un certo punto lo lascia a piedi e il sudafricano passa davanti a tutti. Il pubblico capisce che può essere la giornata giusta, un’altra di quelle in cui la sera, dal Parco di Monza, esce un uomo che è il nuovo Campione del mondo. In passato è successo già tante volte, perché non potrebbe accadere anche questo 9 settembre?

Il doppio titolo mondiale sulle curve di Monza il 9 settembre 1979

Laffite tallona le due 312 T4 con Gilles che lo tiene a bada mentre l’amico là davanti guida senza sbavature. Mancano una decina di giri alla fine quando la Ligier si fionda, inaspettata, ai box fermandosi sotto gli occhi esterrefatti di patron Guy. Fuori gara anche lui, e a questo punto ci siamo, la Ferrari è ufficialmente iridata sia fra i Costruttori che fra in piloti. C’è solo da capire chi fra i due ferraristi che ormai corrono tranquilli in mezzo a due ali di passione rossa. Gilles, che in classifica è dietro come punti, potrebbe farcela ancora. Se però attacca e supera Jody. Ma lui è troppo onesto, con sé stesso; con l’amico di cui fin dal primo giro vede l’alettone a pochi metri; con Enzo Ferrari che due anni prima ha scommesso su di lui. Con i meccanici che lo adorano anche se spesso per causa sua fanno più ore straordinarie che ordinarie. Gilles è onesto con tutti.

Verso le cinque del pomeriggio di una bella domenica di fine estate Jody vince gara e titolo mentre pochi decimi di secondo dopo Gilles vince il Mondiale della passione. Due premi diversi, ma altrettanto importanti.
Enrico Mapelli